Roma – Dalla macellazione degli uccelli alla preparazione del cibo, replicare gli antichi metodi utilizzati dai Neanderthal potrebbe offrire interessanti spunti di riflessione sulle caratteristiche di questi ominidi incredibilmente adattabili, e di come abbiano prosperato per centinaia di migliaia di anni in ambienti estremamente vari. A compiere questo curioso esercizio di immedesimazione gli scienziati dell’Institut Català de Paleoecologia Humana i Evolució Social in Spagna, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Frontiers in Environmental Archaeology. Il team, guidato da Mariana Nabais, ha cercato di ricostruire le abitudini della specie sulla base di una serie di prove archeologiche. “Utilizzare una scheggia di selce per la macellazione – riporta Nabais – necessita di una precisione e uno sforzo notevoli, che non erano stati considerati prima del nostro esperimento. Le schegge erano più affilate di quanto pensassimo inizialmente, e abbiamo dovuto maneggiarli attentamente per evitare tagli e ferite. Il nostro lavoro mostra le sfide pratiche della lavorazione e della cottura del cibo dei Neanderthal”. Testando i metodi di preparazione del cibo che i Neanderthal avrebbero potuto usare, per vedere quali tracce avrebbero potuto lasciare sulle ossa e come queste si confrontano con i danni causati da processi naturali o dalle azioni di altri animali, gli scienziati hanno creato un database sperimentale che può essere confrontato con veri siti archeologici. I ricercatori hanno raccolto cinque uccelli selvatici deceduti per cause naturali dal Wildlife Ecology, Rehabilitation and Surveillance Centre (CERVAS) di Gouveia, in Portogallo. Gli esperti hanno optato per specie simili a quelle di cui si nutrivano i Neanderthal, selezionando poi metodi di cottura sulla base delle prove archeologiche e dei dati etnografici a disposizione. Gli uccelli sono stati spennati a mano e macellati con una scaglia di selce, oppure arrostiti su carboni ardenti fino a cottura ultimata. Questa seconda modalità è risultata più semplice rispetto alla macellazione degli esemplari crudi. “Arrostire gli uccelli sui carboni – continua Nabais – richiedeva di mantenere una temperatura costante e di monitorare attentamente la durata della cottura per evitare di cuocere troppo la carne. Forse perché abbiamo spennato gli uccelli prima di cucinarli, il processo di cottura è stato più rapido di quanto avessimo previsto”. Successivamente, il gruppo di ricerca ha poi pulito e asciugato le ossa, per poi esaminarle al microscopio per individuare tagli, rotture e bruciature. I reperti erano caratterizzati da fratture, e, sebbene i tagli per rimuovere la carne non lasciavano tracce, le lesioni sui tendini lasciavano graffi simili a quelli trovati nei siti archeologici. La scheggia usata per la macellazione presentava piccole cicatrici a mezzaluna sul bordo. Questo lavoro, commentano gli autori, getta nuova luce su come i Neanderthal preparavano cibo, ma anche su come le manipolazioni degli alimenti potevano influenzare i reperti. “Sebbene l’arrostimento renda più facile l’accesso alla carne – osserva Nabais – la maggiore fragilità delle ossa significa che gli avanzi potrebbero non essere trovati dagli archeologi. Nei prossimi step, cercheremo di ottenere una comprensione più completa dell’alimentazione dei Neanderthal. Nel nostro lavoro abbiamo considerato un campione relativamente piccolo, in condizioni sperimentali. Sono necessarie ulteriori ricerche con più specie e situazione”.(30Science.com)
Valentina Di Paola
Stasera a cena piccione alla neandertaliana! Scienziati provano a replicare tecniche dei neandertal per preparare il cibo
(24 Luglio 2024)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).