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Svelati i segreti del Muro del Deserto di Gobi

(26 Maggio 2025)

Roma – Un nuovo studio condotto dal professor Gideon Shelach-Lavi e dal signor Dan Golan, archeologi del Dipartimento di Studi Asiatici dell’Università Ebraica di Gerusalemme. Lo studio, condotto in Mongolia in collaborazione con il Prof. Chunag Amartuvshin dell’Università Nazionale della Mongolia e il Prof. William Honeychurch della Yale University, getta nuova luce su uno dei segmenti meno compresi dell’infrastruttura medievale dell’Asia interna: il Vallo del Gobi. I risultati sono pubblicati sulla rivista Land.
Esteso per 321 chilometri attraverso gli altipiani desertici della Mongolia, il Vallo del Gobi fa parte di un vasto sistema murario che un tempo si estendeva dalla Cina alla Mongolia. Finora, le sue origini, la sua funzione e il suo contesto storico sono rimasti in gran parte sconosciuti. Attraverso un’ambiziosa spedizione internazionale che combina telerilevamento, rilievi pedonali e scavi mirati, il Professor Shelach-Lavi e il suo team hanno scoperto nuove e convincenti prove sulla costruzione e lo scopo del vallo.

Lo studio rivela che il vallo e i suoi complessi di guarnigione furono costruiti principalmente durante gli Xi Xia (1038-1227 d.C.), una dinastia governata dalla tribù Tungut della Cina occidentale e della Mongolia meridionale. Questo periodo fu caratterizzato dall’espansione dei sistemi di difesa di frontiera in un contesto di significative trasformazioni geopolitiche. Contrariamente alla visione tradizionale di queste mura come strutture puramente difensive, la ricerca evidenzia il ruolo multifunzionale del Vallo del Gobi nella demarcazione dei confini, nella gestione delle risorse e nel consolidamento del controllo imperiale.

 

Mentre la fase principale di costruzione e occupazione appartiene agli Xi Xia, la spedizione ha rivelato prove di un’occupazione periodica di quest’area remota dal II secolo a.C. fino al XIX secolo d.C., con strati di manufatti che indicano il significato strategico a lungo termine del vallo. Le fortificazioni erano realizzate in terra battuta, sostenute da rinforzi in pietra e legno, a dimostrazione dell’uso adattativo dei materiali locali in questo ambiente arido e remoto.

Inoltre, l’analisi ecologica e spaziale dello studio mostra che il tracciato del vallo fu accuratamente selezionato in base alla disponibilità di risorse, in particolare acqua e legname. Il posizionamento di forti e guarnigioni sfruttò caratteristiche geografiche naturali come passi montani e dune di sabbia per aumentare l’efficacia del vallo.

 

“Questa ricerca mette in discussione ipotesi consolidate sui sistemi di frontiera imperiali nell’Asia interna”, ha affermato il Prof. Shelach-Lavi. “Il Vallo del Gobi non era solo una barriera, ma un meccanismo dinamico per governare gli spostamenti, il commercio e il controllo territoriale in un ambiente difficile”.
I risultati offrono spunti cruciali sull’interazione tra adattamento ambientale e potere statale negli imperi medievali, con implicazioni più ampie per la comprensione delle infrastrutture antiche e della loro eredità negli attuali scenari politici ed ecologici.(30Science.com)

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