Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Dalle alghe il futuro green della nanorobotica

(24 Aprile 2025)

Roma – “Abbiamo un’occasione unica: rendere ecosostenibile un settore tecnologico emergente prima ancora che abbia raggiunto la maturità. I nano e i microrobot potranno trovare numerose applicazioni per migliorare la nostra vita e possiamo far sì che questa rivoluzione sia green fin dai suoi primi passi” Così Gianluca Maria Farinola, professore Ordinario di Chimica Organica e presidente della Società Chimica Italiana, che presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro sta guidando un innovativo progetto teso a utilizzare le alghe diatomee per realizzare nano e microrobot dalle più svariate funzioni. “Il nostro lavoro – spiega il prof. Farinola – si inserisce nel quadro del progetto europeo GREENS che mira a rendere ogni fase del ciclo di vita dei micro e nanorobot rispettoso dell’ambiente.

In passato le grandi innovazioni sono arrivate sul mercato spesso senza curarsi di quelli che sarebbero stati gli effetti del loro uso e dei loro rifiuti sulla natura, e solo dopo ci si è preoccupati di porre rimedio ai danni già fatti. Con GREENS si punta a ribaltare questo paradigma”. Sostenuto dal programma Marie Skłodowska-Curie Actions, con un finanziamento europeo di 3 754 893,60 euro, GREENS attuerà per la prima volta il principio 5R (ridurre, riciclare, ripensare, riparare e riutilizzare) per conformare agli obiettivi di sviluppo sostenibile della Commissione europea il crescente settore della micro e nanorobotica. L’Università degli Studi di Bari Aldo Moro – unica università italiana rappresentata in questo progetto – si concentrerà sulla fase di progettazione dei micro e nanorobot per renderli ecologicamente sostenibili fin dalla loro creazione. “La nostra intuizione – continua il prof. Farinola – parte dalle particolari caratteristiche strutturali delle diatomee, alghe unicellulari che presentano una microstruttura rigida e porosa con proprietà che ci consentono di farne il nucleo dei nostri micro e nanorobot green. Questa struttura infatti è sufficientemente resistente per permettere ai nostri robot di raggiungere i loro obiettivi senza degradarsi immediatamente e allo stesso tempo è in grado di accogliere delle modifiche che ci permettono di rendere questi ‘algarobot’ versatili e adatti a diverse applicazioni. Integrandoli ad esempio con un motorino chimico possiamo farli muovere in specifiche direzioni fino ai loro bersagli; possiamo renderli capaci di individuare e distruggere determinati inquinanti in specifici ambienti, o ancora portarli a ‘consegnare’ una specifica molecola in una parte precisa del nostro corpo a fini terapeutici”. Proprio per la loro versatilità e per la loro capacità di adattarsi in ambienti diversissimi tra loro, non adottare da subito adeguate contromisure per le eventuali ricadute ambientali dei micro e nanorobt potrebbe essere disastroso. “Immaginate quali effetti – conclude Farinola – si avrebbero se questi micro e nanorobot fossero fatti di sostanze inquinanti o dannose per la salute e una volta portata a termine la loro missione si disperdessero nel corpo umano o nell’ambiente. Le conseguenze sarebbero molto simili a quelle dell’inquinamento da micro e nanoplastiche, se non peggiori. Costruendoli con un materiale del tutto innocuo invece, o addirittura biologico come le alghe, ci assicuriamo che non vi siano ricadute di questo genere. E il tutto senza dover rinunciare agli importantissimi risultati che dal campo medico a quello della protezione ambientale la tecnologia di questi robot ci porteranno”.(30Science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla