Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Scienziati misurano quanto l’uomo influenza eventi meteo estremi

(8 Novembre 2024)

Roma – Un nuovo modello di analisi rende possibile calcolare quanto l’uomo influenzi con il proprio inquinamento gli eventi meteo estremi. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’ Istituto Alfred Wegener (AWI) che è stato pubblicato su Nature Communications Earth & Environment. Solo poche settimane fa, le massicce precipitazioni prodotte dalla tempesta “Boris” hanno causato caos e inondazioni nell’Europa centrale e orientale. L’analisi condotta dagli autori della nuova ricerca mostra che in un mondo senza l’attuale livello di riscaldamento globale, Boris avrebbe depositato circa il nove percento in meno di pioggia. Tali conclusioni possono essere tratte grazie a un nuovo approccio di modellazione chiamato “storylines”. Sulla base di questo nuovo approccio il team AWI ha sviluppato il proprio strumento di analisi climatica che ha anche reso disponibile gratuitamente online consentendo agli utenti di identificare le impronte digitali del cambiamento climatico negli attuali eventi meteorologici estremi e di creare i propri grafici di confronto. A metà settembre, la tempesta “Boris” ha prodotto piogge torrenziali e inondazioni estreme in Polonia, Repubblica Ceca, Austria e Romania. In molte delle regioni colpite, si è trattato di una delle più alte quantità di precipitazioni mai registrate con riferimento a un periodo continuo di cinque giorni. Ci sono state almeno 27 vittime, mentre innumerevoli famiglie sono state costrette a lasciare le loro case. Da allora, la situazione è migliorata e gli sforzi di bonifica procedono 24 ore su 24. Ma già nuovi eventi meteorologici estremi, questa volta in Spagna, hanno creato nuovi danni e nuove vittime. Di volta in volta, una domanda centrale sorge nei dibattiti pubblici, politici e mediatici: la catastrofe è stata causata dal cambiamento climatico globale indotto dall’uomo? “Negli ultimi anni, la scienza è stata in grado di fornire risposte solide a questa domanda assolutamente legittima”, afferma l’autrice principale del nuovo studio, la dott. ssa Marylou Athanase, fisica della Climate Dynamics Section dell’AWI, Helmholtz Centre for Polar and Marine Research.

Quantità di precipitazioni della tempesta “Boris” dal 12 al 16 settembre 2024 in (a) osservazioni e (b) simulazione (in millimetri). La variazione simulata delle precipitazioni dovuta al cambiamento climatico fino ad oggi è mostrata in (c), l’ulteriore variazione simulata nel corso di un possibile forte riscaldamento aggiuntivo è mostrata in (d).
Credito
Istituto Alfred Wegener / Marylou Athanase
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Con il nuovo lavoro la Athanase e i suoi colleghi hanno anche fornito uno modo per quantificare con maggiore certezza il livello di responsabilità umana. Utilizzando la tempesta Boris come esempio, gli esperti AWI hanno chiarito cosa sarebbe successo senza l’impronta umana. Senza il riscaldamento globale, Boris avrebbe depositato circa il nove percento di pioggia in meno come detto. Nel suo percorso dal Mediterraneo orientale e dal Mar Nero verso l’Europa centrale, la tempesta è stata in grado di aumentare di intensità perché l’acqua era di circa due gradi Celsius più calda rispetto ai livelli preindustriali, il che significava una percentuale corrispondentemente più alta di vapore acqueo nell’aria. Ma come sono riusciti gli esperti a collegare le simulazioni basate sui modelli climatici, che sono principalmente progettate per tendenze a lungo termine, con il meteo locale effettivo? “Un aspetto importante è ciò che è noto come ‘nudging'”, spiega il dott. Helge Gößling, fisico del clima presso l’AWI. “I modelli climatici normalmente simulano una sequenza specifica e quasi casuale di condizioni meteorologiche, che è coerente con le leggi della fisica su cui si basa la loro programmazione. Per identificare le differenze nel clima, è necessario vedere se i valori medi e le distribuzioni cambiano, su un lungo periodo di tempo con un numero corrispondentemente elevato di condizioni meteorologiche. Con il ‘nudging’, forniamo al modello dati sul vento effettivamente osservati, inclusi fenomeni come il getto, e spostiamo un po’ il modello nella direzione del vento effettivamente osservato. In questo modo, possiamo riprodurre accuratamente il meteo reale nel clima reale. Poi modifichiamo il clima di fondo del modello, ad esempio immaginando un mondo non toccato dal cambiamento climatico, riducendo le concentrazioni di gas serra e regolando altri aspetti, e ripetiamo l’esperimento per vedere le differenze.”.(30Science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla