Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Studiosi, UE apra le porte all’editing genetico

(30 Maggio 2025)

Roma – L’UE deve spalancare le porte all’editing genetico (NGT) nel campo agricolo se vuole raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità nel settore. E’ quanto sostiene un team di ricercatori guidati dall’Università di Bayreuth, che ha pubblicato uno studio a riguardo su Cell Reports Sustainability. Secondo gli studiosi per arrivare al traguardo del 25 per cento di agricoltura biologica nel continente entro il 2030, senza compromettere la produttività globale del settore agricolo o la sua sostenibilità ambientale, l’Unione deve modificare le norme relative ai prodotti modificati con l’editing genetico che attualmente sono considerati OGM, sebbene questa tecnologia consenta modifiche più mirate rispetto a quelle per la realizzazione dei “comuni” OGM. Le istituzioni europee stanno attualmente discutendo su come regolamentare gli NGT, che non esistevano quando è stata adottata la legislazione UE sugli OGM nel 2001, in risposta a una proposta della Commissione europea che prevede che l’uso di NGT sia consentito nell’agricoltura convenzionale ma non in quella biologica.

Canapa raccolta e ammucchiata in una struttura agricola.
Credito
Justus Wesseler

“La ricerca suggerisce che i NGT sono ancora qualcosa di cui i consumatori europei non sono completamente consapevoli, semplicemente non distinguono tra NGT e OGM”, afferma l’autore senior Kai Purnhagen professore di Diritto Alimentare presso l’Università di Bayreuth. “Vi sono forti indicazioni che i consumatori sarebbero disposti ad accettare queste tecnologie se apportassero benefici sostanziali, e la proposta della Commissione per una nuova regolamentazione che consenta l’uso dei NGT nell’agricoltura convenzionale va in questa direzione”. Sebbene le colture NGT siano ancora sviluppate attraverso l’alterazione genetica, i processi di solito non prevedono l’inserimento di DNA da specie non vegetali. Per questi motivi, i ricercatori sostengono che le colture NGT e gli OGM dovrebbero essere definiti e regolamentati separatamente, anche nella produzione biologica. “Dal punto di vista del consumatore, il normale processo di selezione avviene tra due varietà incrociabili, e questo è ciò che accade anche con gli NGT”, affermano i ricercatori. “Quindi, se i consumatori comprendono la natura e i vantaggi di questa tecnologia, dovrebbe essere più facile per loro accettarla rispetto agli OGM, che potrebbero comportare l’inserimento di un gene di un organismo non vegetale in un genoma vegetale”. I ricercatori hanno inoltre osservato che il tipo più comune di NGT, la mutagenesi mirata, è molto simile alla mutagenesi, che utilizza sostanze chimiche o radioattive per indurre mutazioni genetiche casuali e non è mai stata soggetta alla regolamentazione sugli OGM nell’UE, nemmeno per le aziende agricole biologiche. “Se la mutagenesi non fosse stata esentata dalla legislazione sugli OGM, si stima che l’80-90 per cento dei prodotti cerealicoli presenti sul mercato europeo sarebbe stato soggetto all’etichettatura OGM”, afferma Purnhagen. Il team sottolinea che consentire l’uso di NGT nell’agricoltura convenzionale ma non in quella biologica crea un ostacolo notevole in termini di identificazione, etichettatura e tracciabilità degli NGT. In definitiva, i ricercatori affermano che la decisione di consentire l’uso di NGT nell’agricoltura biologica dovrebbe essere presa dalle comunità degli agricoltori biologici e dei consumatori, ad esempio tramite giurie di cittadini o consigli alimentari. (30Science.com)

 

 

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla