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In Giappone tutti a caccia delle foto dell’Aurora Blu

(6 Dicembre 2024)

Roma – Le isole giapponesi di Honshu e Hokkaido, l’11 maggio 2024, sono state protagoniste di un fenomeno inatteso: una misteriosa aurora blu a bassa latitudine, generata con molta probabilità da un’intensa tempesta magnetica. Evento che ha destato grande curiosità in quanto le aurore alle basse latitudini di norma appaiono rosse, a causa dell’emissione di atomi di ossigeno. Invece in questa fatidica data, l’aurora non è neppure apparsa rossa ma di un colore rosa salmone che è perdurato per l’intera notte, per poi mutare in un’aurora insolitamente alta e a predominanza blu poco prima di mezzanotte. L’evento è stato catturato da video di smartphone e foto amatoriali che hanno permesso a ricercatori di combinare questi “dati visivi”, forniti dalla cittadinanza, con dati scientifci relativi alle proprie ricerche e studiare il fenomeno facendo uso anche di raffinati strumenti come gli spettrofotometri. La ricerca, pubblicata su Earth, Planets and Space, guidata da Sota Nanjo, ricercatrice post-doc presso lo Swedish Institute of Space Physics in Svezia, e dal professor Kazuo Shiokawa dell’Institute for Space-Earth Environmental Research (ISEE) dell’Università di Nagoya in Giappone, ha permesso di visualizzare per la prima volta l’architettura spaziale delle aurore blu a bassa latitudine dominanti durante una tempesta, scoprendo strutture longitudinali allineate con le linee del campo magnetico, e l’ampia estensione, all’incirca 1200 km di longitudine, formata da tre strutture separate, variabili in altitudine tra 400 e 900km. Questa scoperta potrebbe migliorare fino a cambiare la comprensione delle aurore blu: al momento si ritiene che la corrente ad anello, una regione a forma di ciambella di particelle cariche che circonda la Terra, sia formata da atomi neutri energetici (ENA) che producono aurore a bassa latitudine, inclusa l’aurora rossa. Secondo questo modello, la tempesta avrebbe probabilmente energizzato gli ENA, creando un colorato spettacolo di luce. Ma le recenti scoperte smentirebbero questo meccanismo.

Una delle due fotografie che hanno immortalato l’aurora boreale a predominanza blu e che sono state analizzate in questo studio.
Credito
Takuya Usami

 

”La nostra ricerca attesterebbe l’esistenza di una struttura di diverse centinaia di chilometri nell’aurora a predominanza blu nella direzione longitudinale, che è difficile da imputare alla sola attività ENA”, ha spiegato Shiokawa. “Inoltre, è improbabile che gli ENA creino strutture aurorali allineate con le linee del campo magnetico, secondo quanto abbiamo rilevato”. Un’altra possibilità stima che l'aurora possa essere dovuta alla dispersione di ioni molecolari di azoto causata dall’irradiazione solare, ma anche in questo caso i risultati dello studio suggerirebbero l’attivazione di un processo diverso, in quanto la luce solare ha raggiunto solo i 700 km, non i 400 km osservati dai ricercatori.

In questo studio è stata analizzata anche l’aurora a predominanza blu catturata da un altro fotografo.
Credito
Mitsuhiro Ozaki

Ciò indicherebbe l’intrigante possibilità di un processo ancora tutto sa scoprire. ”I nostri risultati suggeriscono che gli ioni molecolari di azoto possano aver subito una accelerazione verso l’alto tramite specifici meccanismo che li ha resi responsabili della formazione dell’aurora a predominanza blu – ha affermato Shiokawa. ”Ad oggi, non è ancora chiaro questi ioni molecolari di azoto ad alto peso molecolare possano essere presenti a queste altitudini”, ha continuato la ricercatrice, – non essendo in grado di esistere per lunghi periodi proprio a causa della loro massa e di processi di dissociazione-ricombinazione che si verificano a intervalli troppo brevi”. Un processo “nebuloso” che merita di essere ulteriormente indagato: le osservazioni ripetute di aurore a predominanza blu, come quella giapponese, sono suggestive di nuove informazioni per capire i meccanismi per i quali l’azoto possa essere trovato ad alte altitudini, fondamentali per dare una spiegazione fenomeni che avvengano a centinaia di chilometri sopra il cielo come le tempeste geomagnetiche, le radiazioni ambientali nello spazio, nei quali il processo di deflusso di ioni molecolari di azoto nella magnetosfera giova un ruolo chiave. (30Science.com)

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