Lucrezia Parpaglioni

Ricostruito il fischio della morte, rituale funebre degli aztechi

(20 Novembre 2024)

Roma –  Molte culture antiche utilizzavano strumenti musicali nelle cerimonie rituali; fra queste anche le antiche comunità azteche del periodo precolombiano della Mesoamerica, le cui cerimonie rituali e sacrificali includevano elementi iconografici visivi e sonori di divinità mitologiche degli inferi aztechi, che possono anche essere racchiusi nel fischio della morte azteco. Lo rivela uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Zurigo guidato da Sascha Frühholz, professore di neuroscienze cognitive e affettive, riportato su Communications Psychology. Gli aztechi avevano un ricco codice mitologico che faceva anche parte delle loro cerimonie. Per comprendere i meccanismi fisici alla base del suono stridulo e stridente del fischietto, la squadra di ricerca ha creato ricostruzioni digitali 3D di fischietti funebri aztechi originali del Museo etnologico di Berlino. Secondo i ricercatori, la struttura a forma di teschio del fischietto della morte potrebbe rappresentare Mictlantecuhtli, il Signore azteco degli inferi, e l’iconico suono prodotto dal fischietto avrebbe avuto la funzione di preparare i sacrifici umani per la loro discesa mitologica a Mictlan, l’oltretomba azteco.  I modelli hanno, inoltre, rivelato una costruzione interna unica di due camere sonore opposte che creano una turbolenza fisica dell’aria come fonte del suono stridente. “I fischietti hanno una costruzione davvero unica e non conosciamo alcuno strumento musicale paragonabile proveniente da altre culture precolombiane o da altri contesti storici e contemporanei”, ha detto Frühholz. Il gruppo di ricerca ha anche ottenuto registrazioni sonore di fischietti funebri aztechi originali e di repliche fatte a mano. Gli ascoltatori hanno valutato questi suoni come estremamente agghiaccianti e spaventosi. Il fischietto funebre azteco sembra imitare acusticamente e affettivamente altri suoni dissuasivi. Inoltre, gli ascoltatori umani hanno percepito il suono del fischietto funebre azteco come qualcosa di origine naturale e organica, come una voce umana o un urlo. “Questo è coerente con la tradizione di molte culture antiche di catturare i suoni naturali negli strumenti musicali e potrebbe spiegare la dimensione rituale del suono del fischietto funebre per imitare entità mitologiche”, ha aggiunto Frühholz. I suoni del fischio di morte azteco venivano riprodotti anche ad ascoltatori umani mentre i loro cervelli venivano registrati. Le regioni cerebrali appartenenti al sistema neurale affettivo rispondevano fortemente al suono, confermando ancora una volta la sua natura scoraggiante. Ma, la squadra di scienziati ha anche osservato l’attività cerebrale in regioni che associano i suoni al significato simbolico, il che suggerisce una natura “ibrida” di questi suoni del fischio di morte, che combina un’influenza psicoaffettiva di base sugli ascoltatori con processi mentali più elaborati di simbolismo sonoro, a significare la natura iconografica. La musica ha sempre avuto un forte impatto emotivo sugli ascoltatori umani sia nelle culture contemporanee che in quelle antiche, da qui il suo utilizzo in contesti rituali religiosi e mitologici. Le comunità azteche potrebbero aver specificamente capitalizzato la natura spaventosa e simbolica del suono prodotto dal fischio della morte per influenzare il pubblico nelle loro procedure rituali. “Purtroppo, non abbiamo potuto eseguire i nostri esperimenti psicologici e neuroscientifici con esseri umani provenienti da antiche culture azteche, ma i meccanismi di base della risposta affettiva ai suoni spaventosi sono comuni agli esseri umani di tutti i contesti storici”, ha concluso Frühholz. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.