Roma. – Nichel, rame, zinco, stagno, antimonio, tungsteno, oro, mercurio e piombo. Sono questi gli elementi che l’alchimista danese Tycho Brahe utilizzava nel suo laboratorio alchemico secondo uno studio, pubblicato sulla rivista Heritage Science, condotto dagli scienziati dell’Università della Danimarca del Sud e del National Museum of Denmark. Il team, guidato da Kaare Lund Rasmussen e Poul Grinder-Hansen, ha analizzato alcuni frammenti di vetro e ceramica rinvenuti a Uraniborg, sull’attuale isola svedese di Ven, dove sorgevano sia la residenza che il laboratorio di Tycho Brahe. Nel Medioevo, spiegano gli autori, gli alchimisti erano molto restii a condividere le proprie conoscenze con gli altri e la maggior parte dei loro esperimenti era segreta. Dopo la morte di Tycho Brahe, nel 1601, Uraniborg fu demolito e i materiali da costruzione furono riutilizzati. Alla fine degli anni ’80, però, furono rinvenuti alcuni frammenti di ceramica, che il gruppo di ricerca ha ora analizzato. “Abbiamo individuato concentrazioni più elevate di alcuni elementi – osserva Rasmussen – il che suggerisce un arricchimento di alcune sostanze e fornisce informazioni sugli ingredienti utilizzati nel laboratorio alchemico di Tycho Brahe”. Gli elementi arricchiti sono stati trovati sia all’interno che all’esterno dei frammenti. La maggior parte delle sostanze era piuttosto comune, almeno tra gli alti ranghi della società dell’epoca, spiegano gli esperti, ma alcune sostanze, come il tungsteno, hanno suscitato la curiosità dei ricercatori. “A quel tempo – afferma Rasmussen – il tungsteno non era ancora stato descritto. Saranno necessari almeno altri 180 anni prima della sua produzione in forma pura, ottenuta dal chimico svedese Carl Wilhelm Scheele. Il tungsteno si trova naturalmente in alcuni minerali, e potrebbe aver raggiunto il laboratorio di Tycho Brahe attraverso uno di questi. L’alchimista potrebbe quindi averci lavorato senza conoscere a fondo l’elemento”. In effetti, nella prima metà del 1500, il mineralogista tedesco Georgius Agricola descrisse qualcosa di strano nel minerale di stagno della Sassonia, e il danese potrebbe averne sentito parlare. Tycho Brahe aveva ideato una miscela per la cura della peste, e, sebbene la procedura non era nota, conteneva teriaca e fino a una sessantina di altri ingredienti, tra cui carne di serpente e oppio, oli ed erbe di varia natura. “Può sembrare strano che Tycho Brahe fosse coinvolto sia nell’astronomia che nell’alchimia – continua Rasmussen – ma nella sua visione del mondo credeva che esistessero connessioni tra i corpi celesti, le sostanze terrene e gli organi del corpo. Quindi, il Sole, l’oro e il cuore erano collegati, e lo stesso valeva per la Luna, l’argento e il cervello. Giove era invece associato allo stagno e al fegato, Venere al rame e ai reni, Saturno al piombo e alla milza, mentre Marte al ferro e alla cistifellea e Mercurio all’elemento omonimo e ai polmoni”. “Sulla base di ricerche precedenti – conclude Rasmussen – abbiamo analizzato le ossa e i capelli dell’alchimista danese. Abbiamo scoperto che lo stesso Tycho Brahe aveva assunto medicine a base di oro edibile. Il nostro lavoro ci ha permesso di ricostruire l’insieme di elementi che l’alchimista utilizzava nel suo laboratorio, è stato molto interessante”.(30Science.com)
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L’alchimista danese Tycho Brahe usava elementi arricchiti e preparava medicine con l’oro
(25 Luglio 2024)
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