Gianmarco Pondrano d'Altavilla

La sfida etica dei robot “viventi”: mezzi macchine, mezzi esseri organici

(22 Luglio 2024)

Roma – Regolamentare lo sviluppo responsabile ed etico della robotica bioibrida, una scienza innovativa che porta alla creazione di macchine che fondano componenti artificiali con tessuti e cellule viventi. E’ quanto chiesto in un articolo pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), da un team multidisciplinare dell’Università di Southampton e di università negli Stati Uniti e in Spagna, che ha evidenziato le particolari problematiche etiche che questa tecnologia presenta e la necessità di una governance adeguata. Combinare materiali e organismi viventi con componenti robotici sintetici potrebbe sembrare qualcosa di fantascientifico, ma questo campo sta già avanzando rapidamente. I robot bio-ibridi che utilizzano muscoli viventi possono strisciare, nuotare, afferrare, e percepire l’ambiente circostante. I sensori realizzati con cellule sensoriali o antenne di insetti hanno migliorato la rilevazione chimica. Neuroni viventi sono stati persino utilizzati per controllare robot mobili. Il dott. Rafael Mestre dell’Università di Southampton, specializzato in tecnologie emergenti e coautore principale del documento, ha affermato: “Le sfide nella supervisione della robotica bio-ibrida non sono dissimili da quelle incontrate nella regolamentazione dei dispositivi biomedici, delle cellule staminali e di altre tecnologie dirompenti. Ma a differenza delle tecnologie puramente meccaniche o digitali, i robot bio-ibridi fondono componenti biologici e sintetici in modi senza precedenti. Ciò presenta possibili vantaggi unici, ma anche potenziali pericoli”. Le pubblicazioni di ricerca relative alla robotica bioibrida sono aumentate costantemente nell’ultimo decennio. Ma gli autori hanno scoperto che delle oltre 1.500 pubblicazioni sull’argomento, solo cinque ne considerano approfonditamente le implicazioni etiche. Gli autori dell’articolo hanno individuato tre aree in cui la robotica bioibrida presenta problematiche etiche peculiari: interattività, ovvero il modo in cui i biorobot interagiscono con gli esseri umani e l’ambiente; integrabilità, ovvero come e se gli esseri umani potrebbero assimilare elementi biorobot nei loro corpi (ad esempio organi o arti biorobotici); status morale. In una serie di esperimenti mentali, descrivono come un bio-robot per la pulizia dei nostri oceani potrebbe interrompere la catena alimentare; come un braccio robotico bio-ibrido potrebbe esacerbare le disuguaglianze; e come un numero sempre maggiore di assistenti bio-ibridi sofisticati potrebbe sollevare interrogativi sulla sensibilità e sul valore morale. “I robot bio-ibridi creano dilemmi etici unici”, afferma Aníbal M. Astobiza, uno studioso di etica dell’Università dei Paesi Baschi in Spagna e coautore principale del documento. “Il tessuto vivente utilizzato nella loro fabbricazione, il potenziale per la sensibilità, l’impatto ambientale distinto, lo status morale insolito e la capacità di evoluzione biologica creano dilemmi etici unici che si estendono oltre quelli delle tecnologie completamente artificiali o biologiche”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla