Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Per la rigenerazione delle foreste serve un trapianto di termiti

(7 Maggio 2025)

Roma –  Diffondere termiti nelle aree in cui si sta portando avanti un processo di rigenerazione delle foreste pluviali permette di rafforzare e rendere più rapido il percorso di recupero delle foreste stesse. E’ quanto emerge da uno studio guidato dal Cary Institute of Ecosystem Studies e pubblicato sul Journal of Applied Ecology. “Si tende a pensare che piantando una varietà di alberi, queste foreste pluviali si rigenereranno”, ha affermato Baptiste Wijas, ricercatore post-dottorato presso il Cary Institute e ricercatore ospite presso l’Università del Queensland in Australia. “Ma vale la pena riflettere: dovremmo davvero introdurre anche altri organismi, per ripristinare altri processi ecosistemici che contribuiscono al funzionamento della foresta? Nel contesto della rigenerazione della foresta pluviale, nessuno ci pensa davvero.” Queste domande sono importanti, poiché le foreste ripristinate rappresentano una quota crescente della superficie totale della foresta pluviale. La riforestazione – il processo di trasformazione di terreni agricoli o edificati in foreste pluviali – è una strategia diffusa per preservare la biodiversità e sottrarre carbonio dall’atmosfera. Amy Zanne, scienziata senior del nuovo studio voleva scoprire quanto bene i decompositori come termiti e funghi funzionano nelle foreste rimboschite, per aiutare a prevedere la salute delle foreste e i tassi di sequestro del carbonio.

Per verificare l’efficacia del ripristino dei decompositori nelle foreste rigenerate, il team ha posizionato blocchi di legno in tre aree boschive. Un sito si trovava in una foresta secolare nella foresta pluviale australiana di Daintree, presso l’Osservatorio della James Cook University. Gli altri due siti vicini erano stati rimboschiti con alberi della foresta pluviale 4 e 8 anni prima dell’inizio dello studio. Per quattro anni, il team ha controllato ogni sei mesi i blocchi di legno nei tre siti per verificare se fossero stati scoperti da funghi, termiti o entrambi, e ha misurato la velocità con cui si decomponevano. Sulla base di studi precedenti nelle foreste pluviali sudamericane, il team si aspettava che l’attività delle termiti fosse simile nelle foreste rimboschite e in quelle secolari. Si aspettava che i tassi di decomposizione fungina fossero inferiori nelle foreste più giovani. Invece, si è scoperto il contrario. I funghi si sono dimostrati piuttosto resilienti, funzionando in modo simile sia nelle foreste secolari che in quelle rimboschite, ma un po’ più lenti nella foresta più giovane. Le termiti non si sono dimostrate altrettanto resilienti. Sebbene fossero presenti in tutti e tre i siti, hanno mostrato una maggiore lentezza nel decomporre i blocchi di legno nelle foreste rimboschite rispetto alle foreste secolari, anche 12 anni dopo la riforestazione. Secondo i ricercatori, la minore velocità di decomposizione potrebbe essere dovuta alle dimensioni, al numero, alla diversità o alla maturità delle colonie di termiti nei siti in fase di recupero. Una minore velocità di decomposizione causata dalle termiti può comportare un più lento ritorno del carbonio e dei nutrienti al suolo, il che potrebbe danneggiare la salute delle foreste e la loro crescita futura. Per far fronte al problema i ricercatori suggeriscono, tra l’altro, di trapiantare e diffondere le termiti da altre foreste in quelle in rigenerazione “Termiti e funghi sono assolutamente essenziali per il funzionamento delle foreste”, spiegano i ricercatori “Sarebbe interessante vedere chi altro tornerebbe nelle foreste in rigenerazione se venissero aggiunte le termiti – probabilmente formiche, lucertole e alianti che si nutrono di termiti, arricchendo così gli ecosistemi”.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla