Roma – La collocazione e la costruzione dei monumenti dell’Arabia meridionale erano fortemente dipendenti dalle forze ambientali e culturali in atto. Lo suggerisce uno studio, pubblicato sulla rivista Plos One, condotto dagli scienziati dell’Università dell’Ohio. Il team, guidato da Joy McCorriston, ha valutato 371 monumenti realizzati nell’arida regione del Dhofar, in Oman, negli ultimi 7.000 anni, documentando un cambiamento notevole legato alle alterazioni climatiche. Nell’antichità, spiegano gli esperti, i primi monumenti erano più grandi venivano costruiti da gruppi di individui numerosi. Con il passaggio da un ambiente umido a un deserto arido e la dispersione della popolazione, gli abitanti iniziarono a costruire monumenti in modo diverso. “Il nostro lavoro – afferma McCorriston – dimostra che i monumenti sono una tecnologia flessibile che riflette la resilienza dei pastori del deserto di fronte ai cambiamenti climatici. Tuttavia, questi edifici hanno avuto un ruolo costante nella vita delle persone, come punti di riferimento per l’appartenenza sociale”. I monumenti più antichi analizzati risalgono a un periodo compreso tra 7.500 e 6.200 anni fa, un arco di tempo caratterizzato da precipitazioni superiori a quelle attuali. I più recenti invece sono stati realizzati tra il 1100 e il 750 a.C., quando la zona era ormai diventata un deserto. I ricercatori hanno esaminato un set standard di osservazioni per tutti i monumenti e sviluppando un modello che potrebbe essere utilizzato in altri contesti e luoghi in tutto il mondo. Una delle misurazioni chiave è stata il volume e le dimensioni delle pietre utilizzate. Questo parametro ha evidenziato che i monumenti più antichi oggetto dello studio erano piattaforme neolitiche, che contenevano pietre più grandi, sollevate e posizionate da un gruppo di persone. Ciò implica che tali realizzazioni avrebbero potuto essere portate a compimento solo quando la regione era umida, perché permetteva il raccoglimento di grandi gruppi di persone. Con il passare degli anni, invece, divennero sempre più comuni i monumenti accrescitivi, costruiti nel corso del tempo, come i triliti. “In molti casi – spiega McCorriston – questi monumenti aiutavano le persone a mantenere un senso di comunità, perché venivano realizzati aggiungendo di volta in volta materiale all’insieme”. “Il nostro modello – conclude – evidenzia la dipendenza dai monumenti per preservare i legami e adattarsi socialmente in un mondo in continua evoluzione”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Arabia, si costruivano i monumenti in base al clima
(28 Maggio 2025)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).