Lucrezia Parpaglioni

Antiche poesie raccontano il declino della focena senza pinna dello Yangtze

(5 Maggio 2025)

Roma – Antichi poemi cinesi che fanno riferimento alla focena senza pinna dello Yangtze, Neophocaena asiaeorientalis, provenienti da collezioni storiche sparse per tutta la Cina hanno permesso di ricostruire come l’areale di questa focena in grave pericolo di estinzione sia cambiato nel tempo. A farlo uno studio guidato da Zhigang Mei, dell’Accademia Cinese delle Scienze, pubblicato su Current Biology. La focena senza pinna dello Yangtze, l’unico cetaceo d’acqua dolce rimasto in Cina, è famosa per il suo aspetto “sorridente” e il profondo legame culturale con le popolazioni del fiume Yangtze.

Lo Yangtze è il fiume più lungo dell’Asia e il terzo del mondo, estendendosi per 6.300 km dai Monti Tanggula dell’Altopiano del Tibet fino a sfociare nel Mar Cinese Orientale vicino a Shanghai. Storicamente, le popolazioni, tra cui molti prolifici poeti come Qianlong, l’imperatore della dinastia Qing, facevano affidamento sul fiume e sui suoi affluenti per spostarsi nella regione. Lungo il percorso, molti hanno avvistato la focena senza pinna dello Yangtze, l’unica focena d’acqua dolce conosciuta al mondo, che un tempo abitava gran parte del fiume. “Rispetto ai pesci, le focene senza pinna dello Yangtze sono piuttosto grandi e sono attive sulla superficie dell’acqua, soprattutto prima dei temporali, quando inseguono i pesci e saltano in giro”, ha detto Mei. “Questo spettacolo incredibile è stato difficile da ignorare per i poeti”, ha sottolineato Mei. In effetti, raccogliendo e ordinando sistematicamente i poemi conservati risalenti all’anno 618, il gruppo di ricerca ha trovato centinaia di riferimenti alle focene. Analizzando 724 antichi poemi cinesi risalenti agli ultimi 1.400 anni, i ricercatori sono riusciti a ricostruire per la prima volta l’evoluzione storica dell’areale di questa specie in pericolo critico di estinzione. Lo studio rivela che l’habitat della focena si è ridotto di almeno il 65% in questo arco temporale, con la perdita più drastica nell’ultimo secolo a causa di alterazioni umane come la costruzione di dighe e l’inquinamento. I dati poetici, incrociati con fonti storiche, hanno permesso di mappare il declino della specie e sottolineano come arte e scienza possano collaborare nella conservazione della biodiversità. Gli autori evidenziano che la protezione della natura è anche una questione culturale e storica: la poesia, oltre a documentare la biodiversità del passato, può ispirare nuove strategie per la salvaguardia delle specie minacciate oggi. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.