Roma – Il minore afflusso di acqua dai fiumi, legato al cambiamento climatico, sta minacciando la biodiversità del Mediterraneo. È quanto emerge da uno studio guidato dal Centro comune di ricerca della Commissione Europea, e pubblicato su Nature Communications. Basandosi sui sempre più frequenti cali dell’apporto d’acqua dei fiumi al bacino mediterraneo, lo studio valuta cosa accadrebbe in uno scenario di aumento della temperatura globale di 4 °C rispetto ai livelli preindustriali che potrebbe comportare una riduzione del 41 per cento del flusso dei fiumi nel Mediterraneo.

Modifiche ai flussi fluviali e alla produttività del Mediterraneo
Credito:
Nature
I bassi flussi fluviali nei mari come il Mediterraneo comportano una profonda alterazione degli ecosistemi costieri a causa di ridotti apporti di acqua dolce e nutrienti che portano a una diminuzione della produttività primaria del sistema. Questa diminuzione della produttività alla base della catena trofica si propaga verso l’alto, influenzando l’intera catena alimentare e raggiungendo le specie ittiche sfruttate commercialmente. I risultati mostrano che il 41 per cento in meno di portata fluviale potrebbe ridurre la produttività marina del 10 per cento e la biomassa ittica del 6 per cento nel Mediterraneo e portare a perdite annuali per un valore di 4,7 miliardi di euro per il settore della pesca. Ciò comporterebbe terribili conseguenze socio-economiche per le comunità costiere. La regione dell’Adriatico e il Mar Egeo, che sembrano essere particolarmente vulnerabili al riscaldamento globale, potrebbero vedere riduzioni della produttività marina e della biomassa ittica rispettivamente del 12 per cento e del 35 per cento. Queste aree sono tra le regioni a più alta intensità di pesca nel Mar Mediterraneo. Gli autori concludono sottolineando l’urgenza di rafforzare le attuali politiche per il clima e di adottarne altre ad hoc, per scongiurare i rischi da loro evidenziati.(30Science.com)