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Anche gli eventi meteorologici meno estremi, come i temporali, possono colpire redditi

(17 Dicembre 2024)

Roma – Non solo uragani e siccità: eventi meteorologici meno estremi ma più frequenti, come i temporali, possono avere impatti economici significativi e duraturi, con effetti che variano a seconda dei diversi gruppi socioeconomici. È questa una delle principali conclusioni dello studio recentemente pubblicato sul Journal of Environmental Economics and Management (JEEM) , condotto dai ricercatori dell’Institute of Economics e del Department of Excellence L’EMbeDS della Scuola Superiore Sant’Anna, del Department of Statistics della Pennsylvania State University e del Department of Economics della Northwestern University. Lo studio evidenzia come questi fenomeni, pur essendo meno distruttivi degli uragani, influenzino salari e redditi in modi che esacerbano le disuguaglianze economiche esistenti. In particolare, il reddito da lavoro è il più colpito.

Lo studio ha utilizzato dati dettagliati su oltre 200.000 eventi meteorologici verificatisi negli Stati Uniti tra il 1991 e il 2019. “Si tratta di eventi che, pur non essendo considerati veri e propri fenomeni estremi, causano comunque danni significativi e la loro frequenza porta a un accumulo di danni nel tempo”, spiega Matteo Coronese , autore dello studio e ricercatore presso l’Istituto di Economia e il Dipartimento di Eccellenza L’EMbeDS della Scuola Superiore Sant’Anna. Combinando i dati meteorologici con le informazioni economiche a livello di contea, i ricercatori hanno analizzato l’andamento di salari e redditi dopo l’esposizione a queste tempeste. “I risultati indicano che i salari subiscono perdite persistenti nel tempo, mentre i redditi tendono a recuperare gradualmente”, continua Coronese. “Poiché i salari costituiscono la maggioranza del reddito per le fasce più povere della popolazione, queste dinamiche implicano un peggioramento di disuguaglianze di reddito già elevate”.

“Gli impatti stimati, sebbene significativamente inferiori a quelli di eventi estremi come quello recentemente osservato a Valencia, sono comunque non trascurabili”, sottolinea Federico Crippa , autore dello studio e dottorando presso il Dipartimento di Economia della Northwestern University. “In un arco di cinque anni, un aumento significativo dell’esposizione ai temporali comporta perdite salariali equivalenti a circa la metà della contrazione registrata dopo la crisi finanziaria del 2007”.

“La distribuzione geografica e sociale di questi impatti è notevole”, aggiunge Francesco Lamperti, autrice dello studio, docente presso l’Istituto di Economia e il Dipartimento di Eccellenza L’EMbeDS della Scuola Superiore Sant’Anna, e scienziata presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. “Le contee più povere subiscono perdite più gravi, evidenziando una mancanza di adattamento rispetto alle aree più ricche. Tuttavia, lo studio sottolinea che l’intervento pubblico può svolgere un ruolo cruciale: le contee che ricevono aiuti federali subito dopo una delle tempeste considerate nel nostro studio non subiscono perdite significative né di salari né di redditi”.

“Un altro aspetto importante riguarda l’impatto sui settori produttivi”, spiega Francesca Chiaromonte , autrice dello studio, docente presso l’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna e presso il Dipartimento di Statistica della Pennsylvania State University, e coordinatrice scientifica del Dipartimento di Eccellenza L’EMbeDS. “Abbiamo osservato che i settori con maggiore intensità di capitale fisico, come la manifattura, subiscono le perdite più significative, insieme a una riduzione dell’occupazione. Sarà fondamentale estendere l’analisi ad altre regioni del mondo per comprendere dinamiche simili in contesti diversi”.

“Il nostro studio fa parte di un focus crescente sugli impatti economici degli eventi meteorologici”, commenta Andrea Roventini , autore dello studio, direttore dell’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna e membro del Dipartimento di Eccellenza L’EMbeDS. “Con i cambiamenti climatici che minacciano di aumentare sia la frequenza che l’intensità di questi fenomeni, è fondamentale rafforzare le politiche di adattamento e mitigazione per ridurre le vulnerabilità locali e promuovere una maggiore resilienza economica. Questo studio”, conclude Roventini, “dimostra come l’integrazione di grandi set di dati provenienti da varie fonti possa offrire nuove prospettive sulle dinamiche socio-economiche legate agli eventi meteorologici. Tali approcci, centrali per la missione dell’Istituto di Economia e del Dipartimento di Eccellenza L’EMbeDS, forniscono strumenti cruciali per comprendere e affrontare le sfide globali legate al clima e alle disuguaglianze”. (30Science.com)

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