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Cambiamento climatico influenza la sicurezza alimentare dei molluschi

(3 Dicembre 2024)
Roma – La sicurezza alimentare (Food Safety), deve essere garantita dal corretto contenimento dei rischi chimici, biologici e fisici lungo tutta la filiera agroalimentare, dalla produzione primaria fino alla fase di distribuzione e consumo. La ricerca scientifica ha in questo senso un ruolo di primo piano, per supportare il sistema produttivo e tutelare la salute dei consumatori.
A tal proposito, un recente Report pubblicato dall’EFSA (European Food Safety Authority) ha posto l’attenzione sull’aumento delle contaminazioni batteriche nei molluschi bivalve. Come noto, i molluschi bivalve sono alimenti di origine animale largamente consumati; in particolare, tali prodotti costituiscono una importante risorsa economica soprattutto per le regioni costiere, ma possono essere anche pericolosi vettori di Malattie a trasmissione alimentare (MTA), specialmente se consumati crudi o poco cotti. Inoltre, gli effetti prodotti dai cambiamenti climatici e la resistenza agli antibiotici, impongono un controllo mirato e più stringente per contenere il rischio per il consumatore.
Secondo la Professoressa Tiziana Pepe, Docente nel Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II (partner del Consorzio METROFOOD-IT), occorre prestare particolare attenzione all’aumento delle emissioni di CO2 derivante dalle attività antropiche. “Il cambiamento climatico sta trasformando profondamente gli ecosistemi marini, influenzando la temperatura, la salinità e la composizione chimica degli oceani. L’incremento della temperatura superficiale del mare (Sea Surface Temperature, SST), ha portato modifiche sostanziali nella distribuzione delle specie marine e nella struttura degli habitat. Il riscaldamento delle acque favorisce la crescita di microrganismi patogeni mesofili, che trovano nelle acque più calde un ambiente ideale per la loro proliferazione. Inoltre, eventi meteorologici estremi, quali tempeste e inondazioni, influenzano la salinità favorendo lo sviluppo di batteri alofili ed alotolleranti”.
 Numerosi studi hanno evidenziato una correlazione significativa tra l’aumento della SST e la proliferazione di Vibriospp. I vibrioni, infatti, sono batteri acquatici che vivono principalmente in acque marine costiere e zone salmastre con acque temperate o calde a salinità moderata, molte specie dei quali sono associate ad infezioni umane e animali. L’aumento dell’SST favorisce la proliferazione di Vibrio spp. durante tutto l’anno (non solo nei mesi caldi), ed inoltre facilita la loro espansione verso nuove aree geografiche, incluse le regioni temperate dell’Europa settentrionale, dove in passato la loro presenza era limitata.
 “Vibrioparahaemolyticus, Vibriovulnificus e Vibriocholerae sono le specie maggiormente responsabili di malattie a trasmissione alimentare (MTA) legate al consumo di molluschi bivalve, quali ostriche, cozze e vongole. I molluschi bivalve, in quanto organismi filtratori, svolgono un ruolo fondamentale come bioindicatori degli ecosistemi marini, poiché trattengono non solo nutrienti, ma anche contaminanti chimici e microrganismi. La trasmissione all’uomo avviene principalmente a causa dell’abitudine di consumare i molluschi crudi o poco cotti; quindi, non sottoposti a trattamenti termici adeguati ad inattivare i patogeni eventualmente presenti”, puntualizza la Prof.ssa Pepe. “Inoltre, le temperature elevate negli ambienti marini favoriscono la replicazione dei batteri e la loro stretta interazione. Tale condizione facilita l’acquisizione di geni di resistenza attraverso il trasferimento genico orizzontale e può anche favorire l’espressione dei geni di virulenza e di resistenza.“Per un’efficace gestione del rischio legato alla diffusione di Vibrio spp., è necessario sviluppare modelli predittivi basati sullo studio di parametri ambientali, quali temperatura, salinità, condizioni climatiche e frequenza di eventi estremi per identificare le aree maggiormente esposte ed eseguire una mappatura geografica temporale. Tali dati devono essere integrati con le informazioni sulla ecologia di Vibriospp., per consentire una valutazione precisa e dinamica del rischio microbiologico associato e permettere l’attuazione di interventi mirati quali la chiusura temporanea di aree di raccolta durante periodi critici. Al contempo, è necessario implementare i metodi di monitoraggio mediante l’adozione di tecniche molecolari avanzate, come la qPCR, e strumenti portatili di analisi per rilevamenti rapidi e accurati della contaminazione nei molluschi e nell’acqua di mare. Questo permette di incrementare la capacità di rilevamento, consentendo risposte tempestive e migliorando significativamente il controllo della contaminazione”, sottolinea la Prof.ssa Pepe .(30Science.com)
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