Roma – ISIN pubblica l’Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi. Il documento viene predisposto sulla base dei dati che, annualmente, i diversi operatori, ai quali compete la responsabilità primaria della detenzione e gestione in sicurezza dei rifiuti stessi, trasmettono all’Ispettorato.
Per il secondo anno consecutivo, il rapporto utilizza i dati trasmessi all’ISIN, ai sensi dell’art. 60 del D.Lgs. n. 101/2020, attraverso il Sistema Tracciabilità Rifiuti Materiali e Sorgenti (STRIMS), divenuto pienamente operativo dal febbraio 2022. Tutti i soggetti che effettuano attività di gestione di rifiuti radioattivi hanno, infatti, l’obbligo di registrarsi a STRIMS per la
trasmissione di tutte le informazioni previste dalla legge per identificare i rifiuti radioattivi e i soggetti da cui provengono, costituendo illecito amministrativo l’inottemperanza agli obblighi previsti. Il volume cresce di 1504 m3 il volume di rifiuti radioattivi detenuti nel nostro Paese. In totale, 32663,1 m3, con un aumento del 4,83% rispetto al 2022.
È il Lazio la regione che detiene il volume maggiore di rifiuti radioattivi: 10549 m3, il 32,30% del totale. Seguono Lombardia (6435 m3 e il 19,70% del totale), Piemonte (5971 m3, il 18,28%), Basilicata (4280 m3, il 13,10%), Campania (2595 m3, il 7,95%), Emilia Romagna (1.246 m3, il 3,82%) Toscana (1041 m3, il 3,19%) e Puglia (546 m3, l’1,67%).
In particolare, cresce quindi il volume dei rifiuti radioattivi a vita molto breve (+ 255,3 m3), ad attività molto bassa (+ 891,29 m3), ad attività bassa (+ 334,9 m3) e ad attività media (+ 22,57 m3).
L’impianto italiano in cui si registra l’aumento maggiore per quanto riguarda il volume di rifiuti radioattivi (+ 453,06 m3) è Nucleco S.p.A., situato presso il Centro Ricerca ENEA della Casaccia (Roma), in particolare a causa del trasferimento presso i suoi depositi dei rifiuti radioattivi provenienti dal deposito della ex Cemerad di Statte (TA), dove continuano le attività di messa in sicurezza dei rifiuti pericolosi e radioattivi e bonifica del sito da parte del Commissario Straordinario. Da notare anche l’aumento di rifiuti radioattivi presso la centrale di Caorso, per il rientro nel 2023 dei rifiuti prodotti dal trattamento all’estero dei rifiuti radioattivi prodotti dalla centrale negli anni ‘80.
L’attività totale (dei rifiuti radioattivi, delle sorgenti dismesse e del combustibile esaurito), nel 2023, diminuisce di 759,6 TBq (- 2,11%) rispetto al 2022, a causa del decadimento radioattivo.
In termini di quantitativo totale di radioattività (espresso in termini di attività totale – misurata in Bq – dei radionuclidi contenuti nei rifiuti radioattivi, nelle sorgenti dismesse e nel combustibile irraggiato) in Italia sono detenuti 35252,7 TBq. Il Piemonte figura al primo posto, con 27932,5 TBq.
Va comunque precisato che il 99% del combustibile nucleare irraggiato delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse è stato inviato in Francia e in Gran Bretagna, dove è stato sottoposto a processo chimico per il recupero del materiale nucleare. I rifiuti radioattivi prodotti dal processo faranno rientro in Italia come rifiuto radioattivo vetrificato di minore volume rispetto a quello di partenza.(30Science.com)