Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Dighe costruite per prevenire le inondazioni costiere possono peggiorarle

(13 Settembre 2024)

Roma – La pratica diffusa di costruire dighe per prevenire le inondazioni costiere può in realtà contribuire a provocare fenomeni più intensi. È quanto emerge da uno studio guidato dall’ Università dell’Alaska Fairbanks e pubblicato sul Journal of Geophysical Research Oceans. Gli autori hanno studiato gli effetti delle dighe costruite negli estuari costieri, dove i fiumi e le maree oceaniche interagiscono. Questi enormi progetti infrastrutturali stanno riscuotendo sempre più successo a livello globale, in parte per aiutare a compensare l’intensificarsi delle tempeste, l’intrusione di sale e l’innalzamento del livello del mare alimentati dal cambiamento climatico. Analizzando dati e misurazioni di Charleston Harbor, South Carolina, risalenti a più di un secolo fa, i ricercatori hanno determinato che le dighe costiere non mitigano necessariamente le inondazioni. Le dighe possono aumentare o diminuire i rischi di inondazione, a seconda della durata di un evento di piena e dell’attrito dovuto al flusso dell’acqua. “Di solito pensiamo che le mareggiate diventino più piccole man mano che ci si sposta verso l’entroterra, ma la forma del bacino può in realtà farle diventare più grandi”, ha affermato l’autore principale Steven Dykstra, professore associato presso l’Università dell’Alaska Fairbanks College of Fisheries and Ocean Sciences. Gli estuari hanno solitamente la forma di un imbuto, che si restringe man mano che si dirigono verso l’entroterra. L’introduzione di una diga accorcia l’estuario con un muro artificiale che riflette le onde di tempesta che si muovono verso l’entroterra. La forma restringente del canale crea anche piccoli riflessi che cambiano con la durata della mareggiata. Dykstra ha paragonato quelle onde alimentate dalla tempesta agli schizzi in una vasca da bagno, con certe frequenze d’onda che fanno sì che l’acqua scivoli dai lati. Dopo aver utilizzato Charleston Harbor come caso di studio, i ricercatori hanno utilizzato la modellazione al computer per valutare la risposta alle inondazioni in altri 23 estuari in diverse aree geografiche. Questi comprendevano sia sistemi di estuari digati che naturali, tra cui Cook Inlet in Alaska. I modelli hanno confermato che la forma del bacino e le alterazioni che lo accorciano con una diga sono la componente chiave nel determinare come le mareggiate e le maree si spostano verso l’entroterra. Con la giusta ampiezza e durata, le onde negli ambienti arginati crescono invece di diminuire. (30Science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla