Lucrezia Parpaglioni

Sviluppati dalla proteina della seta nuovi circuiti flessibili

(19 Settembre 2024)

Roma – Sviluppato strato bidimensionale, 2D, uniforme di frammenti di proteine della seta, o “fibroine”, sul grafene, un materiale a base di carbonio utile per la sua eccellente conduttività elettrica, il che ha possibili implicazioni microelettroniche e informatiche. A farlo un gruppo di ricerca guidato da scienziati del Pacific Northwest National Laboratory del Dipartimento dell’Energia. I risultati dello studio sono riportati sulla rivista Science Advances. “Questi risultati forniscono un metodo riproducibile per l’autoassemblaggio delle proteine della seta, essenziale per progettare e fabbricare elettronica basata sulla seta”, ha dichiarato Chenyang Shi, autore principale dello studio. “È importante notare che questo sistema è atossico e a base d’acqua, il che è fondamentale per la biocompatibilità”, ha continuato Shi. Questa combinazione di materiali, argento su grafene, potrebbe formare un transistor sensibile e sintonizzabile, molto richiesto dall’industria microelettronica per sensori sanitari indossabili e impiantabili. La squadra del PNNL vede anche il potenziale per il loro utilizzo come componente chiave dei transistor di memoria o “memristori”, nelle reti neurali di calcolo. I memristori, utilizzati nelle reti neurali, consentono ai computer di imitare il funzionamento del cervello umano. Per secoli, la produzione di seta con il baco da seta è stata un segreto strettamente custodito in Cina, mentre la sua fama si diffondeva attraverso le celebri rotte commerciali della Via della Seta verso l’India, il Medio Oriente e infine l’Europa. Nel Medioevo, la seta era diventata uno status symbol e una merce ambita nei mercati europei. Ancora oggi, la seta è associata al lusso e allo status. Le stesse proprietà che rendono il tessuto di seta famoso in tutto il mondo, come elasticità, durata e resistenza, hanno portato al suo utilizzo in applicazioni di materiali avanzati. “Ci sono state molte ricerche che hanno utilizzato la seta come mezzo per modulare i segnali elettronici, ma poiché le proteine della seta sono naturalmente disordinate, il controllo è stato possibile solo fino a un certo punto”, ha dichiarato James De Yoreo, borsista del Battelle presso il PNNL con un doppio incarico come professore di scienza e ingegneria dei materiali e di chimica presso l’Università di Washington. “Quindi, grazie alla nostra esperienza nel controllo della crescita dei materiali sulle superfici, abbiamo pensato: “E se potessimo creare un’interfaccia migliore?””, ha affermato Yoreo. Per farlo, il gruppo di ricerca ha controllato attentamente le condizioni di reazione, aggiungendo singole fibre di seta al sistema a base d’acqua in modo preciso. Grazie a condizioni di laboratorio precise, l’équipe ha ottenuto uno strato 2D altamente organizzato di proteine impacchettate in precisi fogli β paralleli, una delle forme proteiche più comuni in natura. Ulteriori studi di imaging e calcoli teorici complementari hanno mostrato che il sottile strato di seta adotta una struttura stabile con caratteristiche presenti nella seta naturale. Una struttura elettronica di questa portata, meno della metà dello spessore di un filamento di DNA, favorisce la miniaturizzazione che si riscontra ovunque nell’industria bioelettronica.“Questo tipo di materiale si presta a quelli che chiamiamo effetti di campo”, ha sottolineato De Yoreo. “Ciò significa che è un interruttore a transistor che si accende o si spegne in risposta a un segnale: se si aggiunge, ad esempio, un anticorpo, quando si lega una proteina bersaglio, si provoca una commutazione di stato del transistor”, ha evidenziato Yoreo. I ricercatori intendono infatti utilizzare questo materiale di partenza e questa tecnica per creare la propria seta artificiale con l’aggiunta di proteine funzionali per migliorarne l’utilità e la specificità. Lo studio rappresenta il primo passo verso la stratificazione controllata della seta su componenti elettronici funzionali. Le aree chiave della ricerca futura includono il miglioramento della stabilità e della conduttività dei circuiti integrati nella seta e l’esplorazione del potenziale della seta nell’elettronica biodegradabile per aumentare l’uso della chimica verde nella produzione elettronica.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.