Valentina Di Paola

Il declino di Rapa Nui non è stato un suicidio ecologico

(11 Settembre 2024)

Roma – La caduta della popolazione isolana di Rapa Nui potrebbe non essere stata la conseguenza di un crollo demografico autoinflitto, come suggerivano alcune teorie precedenti. A smentire la controversa ipotesi un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati dell’Università di Copenaghen e dell’Università di Losanna. Il team, guidato da J. Víctor Moreno-Mayar e Anna-Sapfo Malaspina, ha analizzato i genomi di 15 antichi residenti, che hanno vissuto sull’isola negli ultimi 500 anni. Rapa Nui, anche nota come Isola di Pasqua, è uno dei luoghi abitati più remoti al mondo, si trova a circa 3.700 km a ovest del Sud America e oltre 1.900 km a est dell’isola abitata più vicina. Alcuni scienziati avevano teorizzato che lo sfruttamento eccessivo delle risorse locali avvenuto durante il XVII secolo avrebbe potuto portare alla disfatta della popolazione dell’isola. Allo stesso tempo, molti si sono interrogati sulla possibilità di contatti transpacifici tra gli abitanti di Rapa Nui e i nativi americani. Per rispondere a tali interrogativi, il gruppo di ricerca ha condotto un’analisi genetica per ricostruire la storia degli abitanti dell’Isola di Pasqua. Dall’indagine, non sono emerse evidenze genetiche di un eventuale declino della popolazione durante il XVII secolo. L’analisi suggerisce invece l’esistenza di una piccola popolazione che aumentò costantemente fino al 1860, quando le incursioni degli schiavi peruviani deportarono un terzo degli isolani. Allo stesso tempo, i dati indicano che gli antichi isolani erano caratterizzati da una parte di DNA associato ai nativi americani. I risultati gettano una nuova luce sulla storia della popolazione di Rapa Nui. Secondo gli esperti, la mescolanza genetica potrebbe essere avvenuta tra il 1250 e il 1430 d.C. Questa scoperta, commentano gli autori, suggerisce che polinesiani potrebbero aver attraversato il Pacifico ben prima che gli europei arrivassero a Rapa Nui e ben prima che Colombo arrivasse nelle Americhe. I dati genomici, concludono gli scienziati, saranno ora utilizzati per aiutare a identificare e rimpatriare alcuni di questi resti ancestrali perduti. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).