Lucrezia Parpaglioni

El Nino rende gli inverni europei più facili da prevedere

(31 Luglio 2024)

Roma – Le forti piogge e le inondazioni che hanno colpito il Brasile a novembre potrebbero aiutare i meteorologi nelle previsioni di dicembre, gennaio e febbraio. Lo rivela uno studio dell’Università di Reading, pubblicato su Geophysical Research Letters. Secondo il nuovo studio, infatti, la previsione dei modelli meteorologici invernali europei con mesi di anticipo è più semplice negli anni in cui si verificano forti eventi El Niño o La Niña nell’Oceano Pacifico tropicale. Un forte El Nino o La Nina nell’Oceano Pacifico può portare grandi cambiamenti nelle temperature, nei modelli relativi al vento e alle precipitazioni in Sud America. Quando ciò si verifica, i meteorologi sono in grado di stabilire più facilmente se l’Europa avrà un inverno mite o freddo. Al contrario, quando le temperature del Pacifico tropicale erano vicine alla media, era più difficile per i meteorologi prevedere che tipo di clima avrebbe coinvolto l’Europa a dicembre, gennaio e febbraio. “Capire quando le previsioni stagionali possono essere più o meno affidabili potrebbe aiutare tutti, dalle aziende energetiche che pianificano la domanda invernale alle agenzie governative che si preparano a potenziali emergenze legate al tempo”, ha detto Laura Baker, autrice principale della ricerca presso l’Università di Reading e il National Centre for Atmospheric Science. “I nostri risultati potrebbero contribuire a migliorare le previsioni invernali a lungo termine in altre parti del mondo e in Europa”, ha continuato Baker. “Poiché i cambiamenti climatici continuano ad alterare i modelli meteorologici globali, ricerche come questa svolgono un ruolo cruciale nel migliorare la nostra capacità di anticipare e prepararci alle future condizioni invernali”, ha sottolineato Baker. Lo studio ha esaminato l’abilità dei sistemi di previsione stagionale nel prevedere due modelli atmosferici chiave che determinano il tempo invernale in Europa: l’Oscillazione Nord Atlantica, NAO, e il Modello Atlantico Orientale, EA. Il gruppo di ricerca ha analizzato 30 anni di previsioni invernali di sette diversi sistemi di previsione utilizzati in Europa e in Nord America e archiviati dal servizio ECMWF Copernicus Climate Change Service. Osservando quali inverni sono stati previsti bene o male da più sistemi, sono riusciti a identificare i fattori comuni che influenzano la prevedibilità. I ricercatori hanno scoperto che la capacità di prevedere questi modelli varia notevolmente da un anno all’altro. Alcuni inverni sono molto più prevedibili di altri, a seconda delle condizioni atmosferiche in altre parti del mondo. Lo studio mostra che, quando si verificano forti eventi El Niño o La Niña, i meteorologi possono riporre maggiore fiducia nelle previsioni a lungo termine per l’inverno successivo. In altri anni, invece, tali previsioni dovrebbero essere considerate con maggiore cautela. Lo studio ha anche rivelato che condizioni insolite nell’alta atmosfera sopra l’Artico possono rendere gli inverni europei più difficili da prevedere. Quando si verificano cambiamenti improvvisi in questi modelli di vento ad alta quota, i sistemi di previsione spesso faticano ad anticipare l’impatto sul tempo a livello del suolo.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.