Gianmarco Pondrano d'Altavilla

CONAF, con le nuove norme del Ministero a rischio futuro dell’agricoltura nazionale

(13 Giugno 2024)

Roma – La gestione di miliardi di fondi europei e l’impostazione del futuro dell’agricoltura nazionale. Sono queste le partite in campo – secondo il Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali (CONAF) – che hanno spinto il CONAF stesso a presentare ricorso contro un decreto del Ministero dell’Agricoltura (MASAF) e l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA), Organismo Pagatore (insieme ad alcune agenzie regionali) dei sostegni UE all’agricoltura in Italia. Con il Decreto del MASAF n. 83709 del 21 febbraio 2024 sono stati “aggiornati” i requisiti di garanzia e di funzionamento per l’esercizio delle attività delegate dall’organismo pagatore e di assistenza agli utenti nell’elaborazione delle domande di ammissione a benefici comunitari, nazionali e regionali. Sebbene nel Decreto venga riportato che sono fatte salve le professionalità degli iscritti agli albi, viene concesso ad AGEA, organismo pagatore, di delegare l’attività di contenuto tecnico ai Centri di Assistenza Agricola (CAA), ma non ai liberi professionisti, tra i quali i dottori agronomi e i dottori forestali, secondo l’interpretazione del CONAF. “Non è un mero aggiornamento, ma si è trattato di un ampliamento delle funzioni dei CAA, da assistenza a consulenza. Successivamente, le circolari e i provvedimenti di AGEA hanno impedito di fatto la capacità operativa dei liberi professionisti, lasciandola ai dipendenti dei CAA, a cui non è chiesta alcuna qualifica professionale. In questo modo, è stato trasformato e svilito il senso della Politica Agricola Comunitaria (PAC): l’aspetto tecnico è diventato del tutto secondario rispetto a quello compilativo.’’ – ha dichiarato Mauro Uniformi, Presidente CONAF, che ha aggiunto: “Spiace sempre quando il confronto tra organismi dello Stato arriva al tribunale, ma siamo qui perché rischiamo di portare l’agricoltura nazionale verso un futuro assistenziale, in cui i fondi europei servono solo come sostegno al reddito. Le imprese agricole non devono pagarne le conseguenze e la difesa del ruolo professionale dei nostri iscritti è funzionale alla crescita qualitativa del settore, dai piani aziendali passando alla scelta dei macchinari, fino alla capacità di affrontare i cambiamenti climatici o ad adattarsi ai nuovi scenari di mercato”. “Con questo ricorso – ha concluso Uniformi – chiediamo che le aziende agricole possano continuare ad avvalersi dei liberi professionisti di loro fiducia per gestire le domande. E che la consulenza e controllo restino appannaggio dei professionisti, togliendo gli impedimenti burocratici che escludono l’accesso ai documenti. AGEA, l’organismo pagatore ha dichiarato volontà di dialogo che apprezziamo. Se nei prossimi giorni, ci saranno atti che ci consentono di uscire dallo scontro giurisprudenziale e discutere nel merito ne saremmo molto lieti, al momento, però, la situazione è questa”. Per il CONAF, con i provvedimenti impugnati, il Ministero ed AGEA manifestano una palese discriminazione nei confronti dei liberi professionisti iscritti agli Ordini e ai Collegi professionali, tanto da volerli espungere dal sistema. D’altro canto, all’impresario agricolo è di fatto impedito di avvalersi dei consulenti di propria fiducia. Ad aggravare la situazione per il Consiglio dell’Ordine, vi è da considerare che ai CAA verrebbero attribuite, contemporaneamente, funzioni di gestione dei fascicoli aziendali e delle domande per la richiesta di contributi. Con questa estensione di mansioni, i CAA verserebbero in una condizione di privilegio competitivo in quanto diventerebbero sia soggetti con compiti di assistenza all’azienda agricola che certificatoli della consistenza aziendale e delle domande di contributo, predisposte dagli stessi CAA. In più l’esclusione dei professionisti è valida solo per quelli che operano nelle Regioni sottese ad AGEA. Per chi opera in Regioni che hanno un proprio organismo pagatore (vedi Toscana con ARTEA) – spiega il CONAF – nulla cambierà: “si crea un’evidente disparità di trattamento fra iscritti alle stesse categorie professionali che, a norma di legge possono operare su tutto il territorio nazionale” conclude il CONAF. (30science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla