(30Science.com) – Roma, 29 nov. – Sapere come viene distribuito il valore attraverso i sistemi agroalimentari mondiali renderebbe molto più facile ottimizzarli e trasformarli. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) sta sviluppando un nuovo set di dati per tracciare il flusso delle risorse nell’economia e valutare quante di esse finiscono nel settore agricolo.
Il nuovo dominio Food Value Chain è ora disponibile sul portale FAOSTAT. Mira a scomporre la spesa alimentare nazionale dei consumatori finali attraverso le diverse fasi delle catene del valore agroalimentare, seguendo l’approccio “Food Dollar” introdotto dall’Economic Research Service (ERS) del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA). FAO, la Cornell University e l’Economic Research Service (ERS) hanno unito le forze per adattare e ampliare l’approccio dell’USDA, con l’obiettivo di comprendere meglio l’entità del ruolo svolto dall’intermediazione della catena del valore alimentare post-raccolto come la lavorazione, lo stoccaggio, il trasporto e la vendita all’ingrosso.
Ne abbiamo parlato con Piero Conforti vicedirettore delle statistiche della Fao.
Che cos’è questo nuovo strumento che avete realizzato?
La FAO è da sempre impegnata nella raccolta e l’armonizzazione dei dati sull’agricoltura e la sicurezza alimentare – questa funzione è nella Costituzione dell’Organizzazione, fin dal 1945. La piattaforma principale di disseminazione si chiama FAOSTAT – è non l’unica, ma la principale. Con questo Lavoro abbiamo cercato di muovere un passo fuori dal settore agricolo, in direzione delle catene del valore del cibo e degli altri prodotti agricoli, per offrire uno strumento che guardi al sistema agroalimentare nel suo complesso, e per quanto possibile a livello internazionale e globale. Il funzionamento del settore agroalimentare nel suo complesso ha una grande importanza per comprendere ciò che accade nelle dimensioni economiche e sociali in agricoltura e nei settori ad essa collegati, e per disegnare politiche utili a risolvere problemi di malnutrizione, insicurezza alimentare e di gestione e funzionamento dell’agricoltura e dell’ambiente.
Che tipo di dati vengono raccolti e come vanno letti?
Per fornire questo tipo di dati occorre guardare ai conti nazionali dei paesi da una prospettiva particoolare, attraverso matrici che riportano I flussi di valore fra I diversi settori produttivi. Questi dati vengono spesso pubblicati con diversi anni di ritardo. Per questo le informazioni che abbiamo pubblicato in FAOSTAT si riferiscono oggi a un periodo che va dal 2005 al 2015. Nonostante questo, i dati sono molto utili a comprendere elementi strutturali, che variano piuttosto lentamente. Il nostro sforzo è stato quello di di estendere una metodologia sviluppata negli USA – dall’Economic Research Servicedel Dipartimento per l’Agricoltura – per fornire dati armonizzati per tutti i paesi per cui abbiamo informazioni su questo tema e nella forma necessaria. In molti paesi ci sono già statistiche di questo tipo, e si guarda al Sistema agroalimentare nel suo complesso da qualche decennio, se non di più. Stiamo lavorando con molti paesi per aumentare il numero per cui possiamo riportare queste informazioni in forma armonizzata.
Che quadro emerge per l’Italia?
Difficile sintetizzare qualcosa che può essere più o meno complesso a seconda di quanto ci si spinge nell’analisi. Per dare un’idea del tipo di informazioni che sono incluse nel dataset, per esempio, possiamo notare che in Italia l’agricoltura assorbe circa il 15 percento del valore finale dei consumi domestici di cibo – con riferimento al periodo 2013-2015; dunque per ogni euro speso in cibo dal consumatore finale sono circa 15 centesimi quelli che vanno a remunerare l’agricoltura. Questa proporzione ridotta è abbastanza in linea con le aspettative in una economia avanzata, dato che la maggior parte del valore del cibo è catturato dai settori della trasformazione e del commercio, che hanno una grande dimensione relativa. Dagli stessi dati emerge anche che circa il 22 percento del valore del consumo finale dei consumi domestici assorbito dall’agricoltura va a remunerare il lavoro, mentre la maggior parte della restante quota remunera i margini di impresa. Da qui si possono fare osservazioni più specifiche, e osservazione variazioni nel tempo di questi elementi.
Per esempio, quali?
Cambiamenti strutturali del sistema agroalimentare – per esempio come cambia il rapport fra l’agricoltura, l’industria alimentare e la distribuzione nel tempo
Cosa possiamo fare per migliorare la situazione?
La cosa più importante, secondo noi, è non sottovalutare l’importanza di avere buoni dati per disegnare politiche efficienti a sostegno dei sistemi agroalimentari, ma più in generale delle dell’economia e delle società nel loro complesso. Senza dati, o peggio, senza buoni dati, è come se cercassimo di guidare un’automobile senza vedere cosa succede nella strada che percorriamo: non sappiamo capire quali sono le conseguenze, attuali e potenziali, delle nostre azioni. Con un pò di applicazione della tecnologia si possono raccogliere buoni dati con livelli di investimento ridotti. Questo è particolarmente vero per l’agricoltura e il Sistema Agroalimentare, specialmente nei paesi a medio e basso reddito, dove le statistiche e i sistemi informativi sono più deboli. (30Science.com)