Roma – “Un progetto innovativo come quello del Ponte di Messina, del 65 percento più lungo del ponte attualmente più lungo al mondo, pone delle sfide eccezionali alle quali bisogna far fronte con prudenze eccezionali, soprattutto per quel che riguarda ambiti complessi come quelli delle sollecitazioni a fatica dei cavi”. Così Michele Ciavarella, professore ordinario di Progettazione Meccanica e Costruzione di Macchine presso il Politecnico di Bari, che ha di recente pubblicato uno studio in preprint sul problema del fretting fatica relativo al ponte sullo Stretto di Messina. “Questo lavoro di ricerca – continua Ciavarella – è nato dalla sollecitazione del prof. Antonino Risitano che si è approfonditamente occupato del problema della fatica applicato ai cavi del ponte sullo Stretto. Secondo Risitano i cavi del ponte non sono stati affatto testati quanto alla fatica, vale a dire alle sollecitazioni dinamiche nel tempo cui vengono sottoposti i materiali; sollecitazioni che potrebbero portare a cricche e, all’estremo, a delle rotture. Secondo il professore per garantire duecento anni di vita del ponte, come si immagina si possa fare, sarebbero necessarie delle prove con apparecchiature ciclopiche e almeno 10 milioni di cicli di sollecitazioni, equivalenti a sei anni di prove —- che potrebbero alla fine portare alla bocciatura del progetto, ipotesi cui i progettisti e il comitato tecnico scientifico non sembra siano aperti. Tutto questo, quando al momento tra il progetto definitivo già approvato e quello esecutivo passeranno solo due anni”. “Sulla scia delle polemiche – anche molto accese – nate sulle posizioni di Risitano, lui mi ha chiesto di vagliare anche la questione della cosiddetta fretting fatica, vale a dire di quell’azione di sfregamento che subiscono i cavi alla sommità dei piloni del ponte presso le staffe. Ne è emerso che in questo caso i dubbi sono molti e ancora più seri, in quanto non esiste allo stato dell’arte una tecnica di progettazione a fatica da fretting. Salvo l’utilizzo di cavi di dimensioni consistentemente superiori a quelle previste attualmente, il rischio che la fretting fatica possa portare a forme di usura serie dei materiali già all’interno del periodo di garanzia dei duecento anni non è trascurabile. L’unico modo, anche in questo caso, che avremmo per sincerarci della sicurezza del progetto attuale sono test che dovrebbero durare almeno dieci anni”. “Senza contare – conclude Ciavarella – che in caso di un futuro danneggiamento dei cavi, non essendo evidentemente possibile sostituirli – operazione che comporterebbe lo “’smontaggio’ del ponte – dovremmo o avere la sicurezza che le parti non danneggiate possano compensare le parti usurate, oppure trovare metodi di intervento assai complessi che pure andrebbero valutati con grande cura; un modo infine potrebbe essere quello della continua lubrificazione delle parti, anche questa tutta da progettare, possibilmente introducendo nel comitato tecnico scientifico delle personalità più internazionali, giovani, e interdisciplinari di quello attuale. Vista l’importanza di questa infrastruttura strategica per il Paese, l’impossibilità di fare riferimento a qualsiasi altra costruzione comparabile, e la necessità di garantire la sicurezza dei cittadini, queste attività di progettazione necessitano – a mio parere – della più attenta e pronta considerazione, e di un rinnovamento e allargamento del comitato tecnico scientifico molto profondo”.(30Science.com)