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Nel 1000 a.C., in Sardegna si usava anche rame importato

(10 Settembre 2025)

Roma – La produzione di statuette nuragiche in Sardegna si basava su rame provenienti da diverse fonti, locali come Iglesiente-Sulcis, ma anche esterne, come la penisola iberica. Lo dimostra uno studio, pubblicato sulla rivista Plos One, condotto dagli scienziati del Curt-Engelhorn-Zentrum Archäometrie gGmbH, dell’Università di Aarhus e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna. Il team, guidato da Daniel Berger, Valentina Matta, Nicola Ialongo e Gianfranca Salis, ha esaminato delle piccole statuette di metallo realizzate intorno al 1000 a.C. L’analisi, riportano gli esperti, svela le biografie dell’origine e della fabbricazione dei reperti, rivelando rotte commerciali finora sconosciute.

Le analisi isotopiche dell’osmio confermano l’uso di rame sardo, escludendo l’uso di rame cipriota e suggerendo pratiche metallurgiche complesse, inclusa la miscelazione di metalli. Nell’ambito dell’indagine, i ricercatori hanno considerato 48 statuette nuragiche e tre lingotti di rame provenienti da santuari sardi. Il gruppo ha impiegato un approccio archeometallurgico avanzato, combinando analisi tradizionali con misurazioni isotopiche. Questo approccio ha permesso di identificare le fonti del metallo e le pratiche di fabbricazione. Il lavoro apre nuove prospettive per distinguere le regioni di provenienza del rame e per comprendere le dinamiche metallurgiche nell’antica Sardegna. I dati rivelano che il materiale proveniva principalmente dal distretto di Iglesiente-Sulcis in Sardegna, con la miniera di Sa Duchessa come possibile principale fornitore, e secondariamente da aree dell’Iberia. Gli autori hanno evidenziato il mescolamento intenzionale di rame da diverse fonti e l’assenza di sfruttamento locale dello stagno. La maggior parte dei bronzetti mostrava elevate variazioni di stagno e piombo, correlate a pratiche intenzionali o a riciclo di metalli. I reperti, commentano gli esperti, offrono una finestra unica sulle reti di distribuzione dei metalli e sulle pratiche metallurgiche in Sardegna, mostrando mescolanze intenzionali di rame da regioni diverse.

I risultati mostrano che i bronzetti erano realizzati principalmente con rame proveniente dalla Sardegna, a volte mescolato con rame proveniente dalla Penisola Iberica (le attuali Spagna e Portogallo). Lo studio ha anche rivelato che il rame proveniente dal Levante – luoghi come Timna in Israele e Faynan in Giordania – non veniva utilizzato in Sardegna, il che è stato chiarito solo analizzando gli isotopi di osmio”, afferma il primo autore Daniel Berger del Curt-Engelhorn Center for Archaeometry, che ha sviluppato il nuovo metodo, eseguito le analisi e fornito l’interpretazione di base.

Mentre Daniel Berger sottolinea come il nuovo metodo di analisi degli isotopi fornisca un quadro chiaro dell’origine geografica del rame, Helle Vandkilde sottolinea la collaborazione tra scienze naturali e archeologia.

“I metodi archeologici costituiscono una solida base che i più recenti metodi scientifici possono perfezionare e spiegare. Questo porrà fine a vecchie discussioni. Nel nostro caso, le più recenti conoscenze geochimiche indicano l’origine del metallo in specifiche aree geografiche e in determinate miniere. In diversi casi è anche possibile tracciare una miscela strategica di rame di origini diverse; presumibilmente per ottenere determinati effetti come il colore e la resistenza del prodotto”, afferma la professoressa Helle Vandkilde dell’Università di Aarhus.

I ricercatori hanno anche esaminato tre dei più grandi santuari nuragici, tutti dedicati alla produzione di bronzetti, e hanno scoperto che il metallo utilizzato in ciascun sito era molto simile. Ciò suggerisce che esistesse un approccio comune alla produzione di questi oggetti in tutta l’isola.

Secondo il gruppo di ricerca, è interessante notare che, sebbene la Sardegna disponga di fonti locali di stagno e piombo, questi non sono stati utilizzati nelle statuette. Lo stagno utilizzato per realizzare il bronzo deve essere stato importato, probabilmente dalla Penisola Iberica, a giudicare dalle firme isotopiche dei bronzetti e dalle caratteristiche chimiche degli oggetti in stagno sardi.

“Avere l’opportunità di analizzare le famose figure in bronzo provenienti dalla Sardegna è un passo importante verso la comprensione di come l’isola abbia avuto un ruolo centrale nel commercio dei metalli durante l’età del bronzo. La forma e l’esecuzione delle figure si adattano alla cultura materiale del periodo, eppure contengono caratteristiche stilistiche che risultano incredibilmente familiari a noi della Scandinavia meridionale. Basti pensare agli elmi di Viksø o ai guerrieri raffigurati sui nostri petroglifi che indossano elmi ornati di corna. Grazie alle nuove conoscenze sulla provenienza del metallo per queste figure, siamo ora un passo più vicini alla mappatura dei collegamenti tra Sardegna e Scandinavia”, afferma la professoressa associata al Moesgaard Heide Wrobel Nørgaard. Studi sul campo condotti in collaborazione tra l’Università di Aarhus e il Museo Moesgaard hanno dimostrato collegamenti finora sconosciuti tra la Sardegna e i paesi nordici nell’età del bronzo, tra il 1000 e l’800 a.C. Gli iconici elmi cornuti, che conosciamo da Viksø, Kallerup, Grevensvænge e Tanum, compaiono anche in Sardegna, sia in formato miniatura che gigante. In entrambi i luoghi, si trovano queste figure uniche con elmo cornuto.(30Science.com)

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