Roma – Rilevate le immagini più nitide mai realizzate della struttura fine della corona solare, lo strato più esterno e misterioso dell’atmosfera del Sole terrestre, superando i limiti imposti dalla turbolenza atmosferica terrestre e aprendo nuove prospettive nello studio dei processi che regolano il meteo spaziale. A farlo uno studio condotto da un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Dirk Schmidt, NSO, pubblicato su Nature Astronomy. I risultati sono stati possibili grazie allo sviluppo di una nuova tecnologia di ottica adattiva coronale, denominata “Cona”. Il sistema Cona, installato sul Goode Solar Telescope, GST, da 1,6 metri presso il Big Bear Solar Observatory, BBSO, in California e gestito dal Center for Solar-Terrestrial Research, CSTR, del NJIT, è in grado di correggere la sfocatura delle immagini causata dalle turbolenze atmosferiche, analogamente a un sofisticato sistema di autofocus e stabilizzazione ottica, ma applicato su scala astronomica.
Lo specchio adattivo del GST si rimodella fino a 2.200 volte al secondo, consentendo di raggiungere una risoluzione teorica di 63 chilometri, un risultato senza precedenti per l’osservazione coronale. Tra i risultati più sorprendenti vi sono video in time-lapse che mostrano la rapida e turbolenta ristrutturazione di protuberanze solari, flussi di plasma finemente strutturati e sottili filamenti di pioggia coronale, fenomeni in cui il plasma si condensa e ricade sulla superficie del Sole. Le osservazioni hanno rivelato dettagli mai visti prima: secondo Thomas Schad, NSO, le “gocce di pioggia” nella corona possono essere più strette di 20 chilometri, offrendo dati cruciali per testare e affinare i modelli computerizzati dei processi coronali.
L’ottica adattiva era già impiegata nei telescopi solari per lo studio della superficie solare, ma finora non era stata efficace per le osservazioni della corona, dove la risoluzione delle strutture era rimasta ferma a circa 1.000 chilometri. Il nuovo sistema colma questo divario, consentendo finalmente di esplorare la dinamica del plasma più freddo su piccola scala, ritenuta la chiave per comprendere il mistero del riscaldamento coronale e i meccanismi delle eruzioni solari che influenzano la Terra e lo spazio circostante. Il gruppo di ricerca sta già lavorando per applicare questa tecnologia anche al più grande telescopio solare del mondo, il Daniel K. Inouye Solar Telescope, DKIST, alle Hawaii, con l’obiettivo di osservare dettagli ancora più minuti dell’atmosfera solare. Secondo Dirk Schmidt, dell’Osservatorio solare nazionale NSF degli Stati Uniti, questa innovazione segna l’inizio di una nuova era per la fisica solare terrestre, destinata a rivoluzionare la nostra comprensione del Sole e delle sue interazioni con il nostro pianeta. “Questa tecnologia rivoluzionaria, che probabilmente verrà adottata negli osservatori di tutto il mondo, è destinata a rivoluzionare l’astronomia solare terrestre”, ha detto Schmidt. “Con l’ottica adattiva coronale ora in funzione, questo segna l’inizio di una nuova era nella fisica solare, promettendo molte altre scoperte negli anni e nei decenni a venire”, ha concluso Schmidt.(30Science.com)