Roma – Gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura globale all’obiettivo di 1,5°C, previsto dall’accordo di Parigi sul clima, potrebbero non essere sufficienti a salvare le calotte glaciali del mondo. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Università di Durham, nel Regno Unito, e pubblicato su Communications Earth & Environment. Per gli autori l’obiettivo dovrebbe invece essere più vicino a 1°C per evitare perdite significative dalle calotte polari e impedire un’ulteriore accelerazione dell’innalzamento del livello del mare. Il team ha esaminato una grande quantità di prove per analizzare l’effetto che l’obiettivo di 1,5°C avrebbe sulle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide, che insieme immagazzinano abbastanza ghiaccio da innalzare il livello globale del mare di quasi 65 metri.
- Scienziati osservano il bordo del ghiacciaio Mawson, nell’Antartide orientale. Credito Richard Jones
- Torri di iceberg si sono staccate dalla calotta glaciale dell’Antartide orientale. Credito Nerilie Abram
- Vista attraverso la roccia fino al termine del ghiacciaio Vanderford, Terra di Wilkes, Antartide orientale. Credito Richard Jones
- Il professor Chris Stokes, della Durham University, autore principale dello studio, sostiene che gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C previsti dall’accordo di Parigi sul clima potrebbero non essere sufficienti a salvare le calotte glaciali del mondo. Credito Università di Durham
La massa di ghiaccio persa da queste calotte glaciali è quadruplicata dagli anni ’90 e attualmente si stanno perdendo circa 370 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno, con livelli di riscaldamento attuali di circa 1,2°C rispetto alle temperature preindustriali, secondo l’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC). Gli autori sostengono che un ulteriore riscaldamento a 1,5°C genererebbe probabilmente un innalzamento di diversi metri del livello del mare nei prossimi secoli, poiché le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide si scioglierebbero in risposta al riscaldamento dell’aria e delle temperature degli oceani. Ciò renderebbe molto più difficile e costoso adattarsi all’innalzamento dei livelli del mare, provocando ingenti perdite e danni alle popolazioni costiere e insulari e portando allo sfollamento di centinaia di milioni di persone. I ricercatori affermano che i decisori politici e i governi devono essere più consapevoli degli effetti che un aumento di 1,5°C delle temperature potrebbe avere sulle calotte glaciali e sui livelli del mare. Attualmente, circa 230 milioni di persone vivono entro un metro dal livello del mare e lo scioglimento dei ghiacci rappresenta una minaccia esistenziale per queste comunità, comprese diverse nazioni di bassa quota. Per evitare questo scenario sarebbe necessaria una temperatura media globale più fredda di quella odierna, che secondo i ricercatori è probabilmente più vicina a 1°C rispetto ai livelli preindustriali, o forse anche più bassa. Tuttavia, i ricercatori aggiungono che sono necessari ulteriori studi urgenti per determinare con maggiore precisione un obiettivo di temperatura “sicuro” per evitare un rapido innalzamento del livello del mare dovuto allo scioglimento delle calotte glaciali. L’autore principale, il Professor Chris Stokes, del Dipartimento di Geografia dell’Università di Durham, Regno Unito, ha dichiarato: “Sempre più prove dimostrano che 1,5 °C è troppo alto per le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide. Sappiamo da tempo che un certo innalzamento del livello del mare è inevitabile nei prossimi decenni o secoli, ma le recenti osservazioni sulla perdita di ghiaccio sono allarmanti, anche nelle attuali condizioni climatiche”.(30Science.com)