Roma – Gli esseri umani non hanno più la prerogativa del controllo sull’addestramento dei robot affinché interagiscano in modo efficace. A questa curiosa conclusione giunge uno studio, presentato dagli scienziati dell’Università del Surrey e dell’Università di Amburgo durante la conferenza internazionale dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers. Il team, guidato da Di Fu, ha introdotto un nuovo metodo di simulazione che consente di testare i robot sociali senza bisogno di partecipanti umani. Questo approccio, sostengono gli autori, potrebbe rendere la ricerca più rapida e scalabile. Nell’ambito dell’indagine, gli esperti hanno utilizzato un robot umanoide per sviluppare un modello dinamico di previsione in modo da aiutare il robot ad anticipare i movimenti oculari umani in un contesto sociale. Il sistema è stato testato su due set di dati liberamente disponibili e si è dimostrato in grado di imitare la posizione dello sguardo umano. “Il nostro metodo – afferma Fu – ci permette di verificare se un robot presta attenzione alle cose giuste, proprio come farebbe un essere umano, senza bisogno della nostra continua supervisione. Siamo rimasti sorpresi dal fatto che il modello è rimasto accurato anche in ambienti rumorosi e imprevedibili, il che lo rende uno strumento promettente per applicazioni reali come l’istruzione, la sanità e il servizio clienti”. I robot sociali, spiegano gli esperti, sono progettati per interagire con le persone attraverso la parola, i gesti e le espressioni, rendendoli utili in vari ambiti di applicazione, che spaziano dall’istruzione all’assistenza sanitaria. I ricercatori hanno proiettato mappe di priorità dello sguardo umano su uno schermo, per confrontare l’attenzione prevista del robot con i dati raccolti in contesti reali. Ciò ha permesso una valutazione diretta dei modelli di attenzione sociale in condizioni realistiche, riducendo la necessità di studi di interazione uomo-robot su larga scala nelle fasi iniziali della ricerca. “Utilizzare simulazioni robotiche – conclude Fu – al posto delle sperimentazioni umane in fase iniziale rappresenta un importante passo avanti per la robotica sociale. Significa che possiamo testare e perfezionare modelli di interazione sociale su larga scala, migliorando la capacità dei robot di comprendere e rispondere alle persone. Nei prossimi step, speriamo di applicare questo approccio ad ambiti come la consapevolezza sociale, esplorando le sue potenzialità in contesti sociali più complessi”.(30Science.com)
Valentina Di Paola
I robot possono imparare anche senza di noi
(19 Maggio 2025)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).