Roma – Grazie al potenziamento della capacità di pulizia di un batterio marino sarà possibile sviluppare una strategia organica per ripulire i mari dopo le dispersioni di carburante. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Università di Bonn e pubblicato su Nature Chemical Biology. Il batterio marino Alcanivorax borkumensis si nutre di petrolio, moltiplicandosi rapidamente in seguito alle fuoriuscite e accelerando così, in molti casi, l’eliminazione dell’inquinamento. Lo fa producendo un “detergente organico” che utilizza per attaccarsi alle goccioline di petrolio.

I batteri marcati in rosso con il cluster genico disattivato non erano più in grado di sintetizzare il detergente. Di conseguenza, non erano più in grado di attaccarsi alla superficie delle goccioline di olio (a sinistra) come fanno di solito (a destra).
Credito
(c) Gruppo di lavoro del Dott. Dörmann / Università di Bonn
Limitazioni d’uso
Ricercatori dell’Università di Bonn, dell’Università RWTH di Aquisgrana, dell’Università Heinrich Heine di Düsseldorf e del centro di ricerca Forschungszentrum Jülich hanno ora scoperto il meccanismo con cui viene sintetizzato questo “detergente per piatti organico”. I risultati della ricerca consentiranno l’allevamento di ceppi più efficienti di batteri per la degradazione del petrolio. I ricercatori nello specifico sono riusciti a elaborare il percorso di sintesi attraverso il quale A. borkumensis produce il detergente. In questo processo, in cui la molecola viene assemblata passo dopo passo, sono coinvolti tre enzimi. I tre geni contengono le istruzioni per la costruzione di questi biocatalizzatori, senza i quali il processo di legame non può procedere in modo efficiente. “Abbiamo trasferito – spiegano gli autori – con successo i geni coinvolti in un batterio diverso, che ha poi prodotto anch’esso il detergente”. Batteri come A. borkumensis sono importanti per la degradazione dell’inquinamento da petrolio, quindi queste scoperte sono di notevole interesse e potrebbero portare allo sviluppo di nuovi ceppi più efficaci. “Questo detergente naturale – concludono i ricercatori – potrebbe avere anche applicazioni biotecnologiche, come la produzione microbica di composti chimici chiave dagli idrocarburi”. (30Science.com)