Valentina Di Paola

Pro e contro dell’amicizia, li rivelano i gorilla

(5 Maggio 2025)

Roma – Avere amici e coltivare relazioni sociali è importante, ma può anche portare a conseguenze negative, che variano a seconda del genere sessuale. Questo, almeno, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto dagli scienziati del Dian Fossey Gorilla Fund, dell’Università di Exeter e del Politecnico Federale di Zurigo. Il team, guidato da Sam Ellis e Robin Morrison, ha esaminato oltre 20 anni di dati raccolti su 164 gorilla di montagna selvatici del Parco nazionale dei Vulcani, in Ruanda. Scopo dell’indagine, quello di verificare la connessione tra la vita sociale e la salute. Costi e benefici, riportano gli esperti, variavano a seconda delle dimensioni dei gruppi di gorilla e differivano tra maschi e femmine. Ad esempio, le femmine amichevoli che vivevano in piccoli gruppi non si ammalavano molto spesso, ma avevano meno prole, mentre quelle che vivevano in gruppi più grandi si ammalavano di più, ma avevano tassi di natalità più elevati. Al contrario, gli uomini con legami sociali tendevano ad ammalarsi di più, ma avevano meno probabilità di ferirsi durante i combattimenti. “Instaurare diversi legami solidi – afferma Morrison – è generalmente positivo per i primati, ma ci sono conseguenze da considerare”.

Le differenze nel rischio di malattie, ad esempio, potrebbero dipendere dal dispendio energetico dei maschi durante il mantenimento dei legami. “Negli esseri umani e negli altri mammiferi sociali – aggiunge Ellis – l’ambiente sociale è uno dei più forti predittori della salute e della durata della vita. Il nostro lavoro dimostra però che il legame tra questi fattori potrebbe essere più complesso di quanto ipotizzato finora”. I gorilla del del Parco nazionale dei Vulcani, vivono generalmente in gruppi di circa 12 individui, con un unico maschio dominante. I ricercatori riportano il caso di Gutangara, una femmina adulta, che vive in uno dei gruppi più numerosi: la gorilla ha buoni rapporti con molti esemplari ma trascorre la maggior parte del tempo con i suoi otto figli. Poi c’era Maggie, la femmina di rango più elevato, uno dei membri più aggressivi del gruppo, che però si dedicava anche a forme di supporto amichevole. Tra i maschi, gli autori descrivono Titus, che aveva perso i genitori a solo quattro anni ed è diventato il maschio dominante del suo gruppo a 15 anni, mantenendo una leadership insolitamente calma e gentile. Altra esperienza curiosa, quella di Cantsbee, che ha portato avanti il periodo di dominanza più lungo mai registrato e ha generato almeno 28 figli. “Questo lavoro – conclude Tara Stoinski, CEO e Direttore scientifico del Dian Fossey Gorilla Fund e altra firma dell’articolo – ci permette di evidenziare la dualità tra costi e benefici della socialità e di come possano variare nei diversi ambienti”.(30Science.com)

 

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).