Roma – Grazie a un innovativo sistema di analisi sarà possibile prevedere con maggiore precisione le ondate di calore umido estremo, mettendo in allerta le comunità a rischio, così da ridurre al minimo i danni a colture e alla salute. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Università di Leeds e pubblicato su Nature Communications. Nello specifico gli autori hanno fornito la prima analisi in assoluto su come i modelli di precipitazioni recenti possano interagire con le condizioni del terreno per determinare il rischio di caldo umido estremo nelle zone tropicali e subtropicali del mondo. L’autore principale dello studio, il dott. Lawrence Jackson, ha affermato: “Con il cambiamento climatico che determina episodi di caldo umido più frequenti e intensi, in particolare nelle regioni tropicali e subtropicali, i rischi per le popolazioni vulnerabili e per i lavoratori all’aperto sono in aumento. Le nuove conoscenze fornite dalla nostra ricerca evidenziano il potenziale per sistemi di allerta precoce migliorati per il caldo umido, utilizzando osservazioni satellitari in tempo quasi reale dell’umidità del suolo e delle precipitazioni.” Il team ha studiato le ondate di calore umido nelle zone tropicali e subtropicali utilizzando dati meteorologici e climatici dal 2001 al 2022. Hanno identificato gli eventi di ondata di calore e hanno analizzato come fossero influenzati dalle precipitazioni recenti, utilizzando osservazioni satellitari per distinguere tra giornate più umide e più secche. Hanno quindi calcolato la probabilità che si verificasse un’ondata di calore dopo queste diverse condizioni di precipitazione. Le ondate di calore umido sono diffuse nelle zone tropicali e subtropicali del mondo. Si verificano nelle regioni monsoniche come l’Africa occidentale, l’India, la Cina orientale e l’Australia settentrionale, in regioni umide come l’Amazzonia, il sud-est degli Stati Uniti e il bacino del Congo, e nelle regioni costiere calde del Medio Oriente. Il nuovo studio rivela che i recenti modelli di precipitazioni svolgono un ruolo fondamentale nell’innescare ondate di calore umido nelle regioni tropicali e subtropicali; i risultati mostrano che il rischio di ondate di calore umido dipende dal fatto che l’ambiente in superficie sia più secco o più umido. Nelle regioni più aride, le ondate di calore umido sono più probabili durante o subito dopo periodi di precipitazioni intense. Nelle regioni più umide, le ondate di calore umido tendono a verificarsi dopo almeno due giorni di precipitazioni ridotte. Questa differenza si verifica perché le precipitazioni aumentano l’umidità nei terreni, rendendo le condizioni più umide. Al contrario, meno precipitazioni e meno nubi permettono al terreno di riscaldarsi, aumentando così le temperature. Cathryn Birch, che ha guidato lo studio, ha spiegato: “Le prospettive per il caldo umido tropicale sono davvero preoccupanti. Gli esseri umani evitano il surriscaldamento sudando. L’evaporazione del sudore raffredda il corpo, permettendo di mantenere una temperatura corporea sicura. L’umidità rende questo processo meno efficace. Le ondate di calore umido possono essere letali a temperature dell’aria che sarebbero relativamente sicure per il caldo secco. I tropici sono naturalmente umidi e anche un aumento apparentemente piccolo delle temperature globali porta a un forte aumento degli estremi pericolosi del caldo umido. Non solo dobbiamo ridurre urgentemente le emissioni di gas serra, ma abbiamo anche bisogno di sistemi di allerta precoce migliorati per il caldo umido. ((30Science.com)