Gianmarco Pondrano d'Altavilla

USA, specie invasive di alberi sempre più diffuse

(22 Aprile 2025)

Roma – Le specie di alberi introdotte dall’uomo negli USA si stanno diffondendo sempre più velocemente mentre la biodiversità delle specie arboree native è in rapido declino. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Università della Florida e pubblicato su PNAS. Nella ricerca, la più grande del suo genere, i ricercatori hanno utilizzato i dati di un programma vecchio di 120 anni gestito dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti per quantificare gli effetti delle specie introdotte. I ricercatori hanno incluso oltre 5 milioni di misurazioni di singoli alberi in gran parte del Nord America orientale e hanno dimostrato che il tasso di diffusione delle specie introdotte è aumentato negli ultimi due decenni. Inoltre, la diversità degli alberi autoctoni è in declino nelle aree in cui si sono insediate specie esotiche originariamente introdotte dall’uomo. Potrebbe sembrare ovvio. Se si aumenta il numero di specie non autoctone, è logico che il numero di specie autoctone diminuisca. Ma nessuno ha mai dimostrato che questo accada su larga scala. “Si presume che le specie introdotte non siano una buona cosa, ma non sempre sappiamo cosa significhi”, ha affermato Doug Soltis, coautore dello studio “Si è cercato di comprenderne l’impatto con studi su piccola scala. Questo articolo adotta un approccio più macroscopico”. Numerosi studi catalogano gli effetti negativi che le piante possono avere quando vengono introdotte in un nuovo ecosistema. Senza la pressione di patogeni ed erbivori nella regione in cui si sono evolute, possono rapidamente sopraffare le specie autoctone, alterare il pH del terreno, alterare la crescita e il comportamento degli animali, interrompere il flusso di nutrienti da un albero all’altro attraverso le reti fungine sotterranee e facilitare l’ingresso di alcune specie in un’area, spingendone altre fuori, alterando l’ambiente. Ciò che non sappiamo è come tutti questi cambiamenti influiscano sulla diversità delle piante autoctone nel suo complesso. Per scoprirlo, gli autori dello studio non hanno lasciato nulla di intentato. Come un medico che sottopone un paziente a una raffica di test clinici, hanno analizzato i cambiamenti nella diversità biologica nel tempo in risposta all’arrivo e all’insediamento di specie non autoctone. Utilizzando dati raccolti a partire dal 1995, gli autori hanno individuato due tendenze evidenti. In primo luogo, le specie introdotte si stanno diffondendo sempre di più. In secondo luogo, nelle aree in cui sono state introdotte queste specie, il numero di specie autoctone sta diminuendo nel tempo. Anche la diversità delle specie introdotte in molte aree è in aumento. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che alcune aree sono più adatte alla crescita di specie non autoctone; oppure potrebbero essere vicine ad aree metropolitane o suburbane, ad esempio, dove alberi esotici vengono coltivati come ornamentali. Oppure ancora potrebbe significare che l’arrivo di una specie introdotta apre in qualche modo la strada ad altre. “In realtà non conosciamo il meccanismo alla base di questo aumento”, ha affermato l’autore principale Yunpeng Liu “La risposta a questo enigma dovrà attendere ulteriori ricerche”.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla