Roma– Decodificato il genoma di dieci cultivar storiche di patata europea, alcune risalenti al diciottesimo secolo, e sviluppato un metodo innovativo per analizzare rapidamente centinaia di altri genomi di patata. Lo rivela uno studio condotto dal Korbinian Schneeberger e dalla sua squadra di ricerca, appartenenti alla Ludwig-Maximilians-Universität München, LMU, e al Max Planck Institute for Plant Breeding Research, pubblicato sulla rivista Nature. La patata, alimento base per oltre 1,3 miliardi di persone, presenta un genoma complesso con quattro copie di ciascun cromosoma per cellula, complicando il breeding tradizionale. Lo studio ha evidenziato che il pool genetico delle patate europee è molto limitato, coprendo circa l’85% della variabilità genetica delle cultivar moderne, a causa di colli di bottiglia storici avvenuti dopo l’introduzione dal Sud America e di eventi come la peronospora del diciannovesimo secolo. Nonostante il limitato pool genetico, le differenze tra le singole copie cromosomiche sono enormi, fino a venti volte maggiori di quelle osservate negli esseri umani. Queste differenze derivano probabilmente da incroci antichi tra specie selvatiche in Sud America. Infine, il gruppo di ricerca ha messo a punto un approccio efficiente per analizzare i genomi delle circa 2.000 varietà di patata registrate nell’Unione Europea, facilitando il miglioramento genetico sia tradizionale sia tramite ingegneria genetica. Questo metodo è stato validato con la cultivar Russet Burbank, una delle più diffuse al mondo per la produzione di patatine fritte. La ricerca rappresenta un passo fondamentale per la sicurezza alimentare e l’innovazione nel breeding della patata, fornendo una base genomica solida per sviluppare varietà più resistenti e produttive in futuro. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Decodificato il genoma della patata europea
(17 Aprile 2025)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.