Roma – Le acque lungo le coste del Texas, negli USA, sono diventate un vero e proprio hotspot di livello globale per l’inquinamento da microplastiche. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Università del Texas a Austin e pubblicato su Environmental Science & Technology. Per studiare i modelli di accumulo e dispersione delle microplastiche, gli autori hanno campionato i sedimenti in diverse località lungo la costa del Texas. Hanno identificato particelle di plastica e filamenti di plastica utilizzando tecniche di microscopia e spettroscopia, nonché un processo che ordina le particelle in base a dimensioni, forma e densità. Le quantità più elevate di microplastiche si trovavano presso le foci dei fiumi; le particelle di plastica erano poi altrettanto diffuse in acque profonde quanto in acque poco profonde vicine alla riva. I ricercatori hanno dedotto che la distribuzione uniforme di microplastiche nelle acque costiere erano il risultato della pesca di gamberetti e ostriche, che setaccia il fondale della baia e solleva e ridistribuisce sedimenti e microplastiche. I venti sono anche in grado di generare onde che raschiano il fondale, specialmente durante le forti tempeste del Golfo del Messico. E poiché le microplastiche sono meno dense dei sedimenti naturali, è più probabile che vengano trasportate da grandi onde fuori dalle baie e nel Golfo e, infine, nell’oceano aperto. Il lavoro futuro del team incorporerà i dati sul trasporto e la deposizione di microplastiche in modelli numerici che possono essere applicati alla costa del Golfo e ad altre aree poco studiate e ad alto rischio per informare in modo efficace gli sforzi di conservazione e le strategie di mitigazione dell’inquinamento. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
A largo delle coste del Texas l’oceano è diventato una discarica di microplastiche
(9 Aprile 2025)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla