Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Rivista Nature, bisogna reagire agli attacchi di Trump alla scienza

(27 Febbraio 2025)

Roma – “Bisogna denunciare queste azioni, gridare al mondo i loro effetti negativi, sostenere i ricercatori e difendere la loro capacità di lavorare e studiare senza temere per il loro posto di lavoro”. In un duro editoriale la prestigiosa rivista scientifica “Nature” ha invitato la comunità scientifica statunitense e mondiale a serrare i ranghi contro l’Amministrazione Trump. “È trascorso un mese dall’inizio della seconda presidenza statunitense di Donald Trump – si legge nell’editoriale – In una lettera al presidente entrante, Nature aveva esortato Trump e la sua amministrazione a basarsi sull’eredità e sui risultati della nazione in campo scientifico e a promuovere ulteriormente la ricerca per il bene della prosperità e della sicurezza. L’amministrazione ha scelto la strada opposta, lanciando un assalto senza precedenti alla scienza, agli istituti di ricerca e a organizzazioni e iniziative internazionali vitali. Quasi subito dopo aver prestato giuramento come presidente il 20 gennaio, Trump ha firmato una montagna di ordini esecutivi che annullavano o congelavano decine di miliardi di dollari di finanziamenti per la ricerca e l’assistenza internazionale, e hanno messo il sigillo su migliaia di licenziamenti. Sono state imposte restrizioni orwelliane alla ricerca, tra cui divieti su studi che menzionano parole specifiche relative a sesso e genere, razza, disabilità e altre caratteristiche protette”. “È difficile esprimere a parole – continua Nature – l’entità del danno arrecato all’impresa di ricerca statunitense, che ha un valore quasi incalcolabile sia per la nazione stessa che per il mondo in generale”. Contro questa offensiva al mondo scientifico Nature chiede l’aiuto dei responsabili USA pubblici e privati dei settori coinvolti, ma anche della comunità scientifica mondiale: “Comprensibilmente, coloro che lavorano presso — o addirittura dirigono — agenzie federali potrebbero pensare di non poter parlare, ma i ricercatori di altre organizzazioni, come università, società scientifiche, aziende, sindacati e gruppi di pressione hanno più libertà e devono esercitarla mostrando sostegno ai colleghi interessati. Anche le organizzazioni scientifiche globali devono mostrare il loro sostegno, comprese quelle che rappresentano giovani scienziati, accademie scientifiche e ricercatori a rischio in tutto il mondo. Li esortiamo tutti a parlare a favore dei loro colleghi con sede negli Stati Uniti, e del lavoro cruciale che svolgono, proprio come sostengono i ricercatori a rischio altrove.” “Noi di Nature – conclude l’editoriale – denunciamo questo assalto alla scienza. E incoraggiamo la comunità di ricerca globale, ovunque possibile, a esprimere la propria opposizione”. (30Science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla