Gianmarco Pondrano d'Altavilla

L’economia dell’idrogeno è essenziale per il futuro green del mondo

(17 Febbraio 2025)

Roma – L’idrogeno (H2) risulterà indispensabile per la decarbonizzazione di alcuni settori dell’economia seppur limitati. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Università di Amsterdam e pubblicato su Nature Communications. “La nostra ricerca – spiega Bob van der Zwaan, primo autore del nuovo paper – mostra che sarà molto probabilmente l’elettrificazione basata sulle energie rinnovabili a offrire la via di decarbonizzazione più conveniente per la maggior parte dei settori dell’economia. Per la prima volta, dimostriamo e quantifichiamo il ruolo dell’uso diretto dell’idrogeno come combustibile green alternativo. Con solo il 6-10 per cento del consumo energetico futuro il ruolo dell’idrogeno sarà limitato, ma critico per specifici percorsi di decarbonizzazione, in particolare per l’industria pesante e i trasporti”. I risultati ora pubblicati riguardano il “consumo energetico finale”, per il quale ad esempio l’elettricità da fonti rinnovabili viene utilizzata direttamente o immagazzinata nelle batterie delle auto e l’idrogeno viene utilizzato come combustibile pulito e sostenibile. Concentrandosi su questo aspetto, i ricercatori arrivano alla quota prevista del 6-10 per cento per l’idrogeno. Van der Zwaan riconosce che questa è solo una parte della potenziale economia dell’idrogeno. “In effetti, in futuro includeremo anche il ruolo di intermediario e abilitante dell’idrogeno per molte transizioni di sostenibilità. Pensate alla produzione di cherosene sintetico per rendere i viaggi aerei privi di combustibili fossili. O rendere l’industria chimica più sostenibile. E l’idrogeno può essere un cuscinetto per affrontare l’intermittenza della generazione di elettricità rinnovabile”. In una stima approssimativa, si aspetta che includere tali usi potrebbe benissimo portare la quota dell’economia dell’idrogeno al doppio del livello attualmente previsto. Per stabilire tale cifra con maggiore accuratezza e certezza, i ricercatori continueranno a lavorare sui loro modelli. “Dobbiamo davvero spingerci molto in là – spiega Van der Zwaan – poiché stiamo lavorando ai limiti delle nostre conoscenze”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla