Roma. – “L’annuncio di InvestAI rappresenta un passo significativo per l’Europa, che cerca di colmare il divario con Stati Uniti e Cina nella corsa all’intelligenza artificiale” così all’AGI, Walter Quattrociocchi, direttore del Centro di Data Science and Complexity for Society (CDCS) della Sapienza, ha commentato l’annuncio da parte della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dell’iniziativa “InvestAI”, che mira a mobilitare 200 miliardi di euro per investimenti nel settore, con un nuovo fondo europeo di 20 miliardi di euro per le “gigafactory” dell’Intelligenza Artificiale. “ L’idea di un CERN dell’AI – continua Quattrociocchi – che ho sostenuto da tempo, è concettualmente potente: un’infrastruttura capace di mettere a sistema le eccellenze industriali e scientifiche europee, creando un punto di riferimento globale per lo sviluppo di modelli avanzati e applicazioni di frontiera. Tuttavia, affinché questa iniziativa abbia un impatto reale, occorre evitare due insidie storiche della strategia tecnologica europea: la frammentazione e la burocratizzazione”. “La competizione sull’AI – spiega lo studioso – non si gioca solo sulla quantità di capitale investito o sulla potenza computazionale disponibile, ma sulla capacità di sviluppare innovazione in modo rapido, iterativo e competitivo. Oggi, i modelli più avanzati richiedono accesso a dati su larga scala, talenti specializzati e un ecosistema di sviluppo flessibile. L’Europa ha un’eccellente base scientifica e industriale, ma fatica a integrarla in una struttura agile. Se le gigafactory di AI diventano solo grandi centri di calcolo accessibili a pochi e gestiti con logiche lente e centralizzate, rischiano di diventare monumenti all’inefficienza più che motori di crescita. Un altro aspetto critico riguarda l’accesso ai dati. L’UE ha adottato un approccio regolatorio molto stringente, ponendo giustamente l’attenzione su privacy e sicurezza, ma senza un piano chiaro per garantire che i modelli sviluppati in Europa abbiano accesso a dataset sufficientemente vasti e diversificati per competere con quelli statunitensi e cinesi. L’innovazione nell’AI non può avvenire in un ecosistema chiuso o troppo regolato, altrimenti si tradurrà in un ritardo strutturale difficilmente colmabile”. “Un ulteriore punto – aggiunge Quattrociocchi – riguarda il collegamento tra ricerca e industria. Gli Stati Uniti hanno sviluppato un modello di innovazione guidato da grandi aziende tecnologiche e startup altamente finanziate, con una forte sinergia tra accademia e impresa. La Cina ha adottato un approccio più centralizzato, ma con investimenti massicci e un forte pragmatismo. L’Europa deve trovare una terza via, che valorizzi le sue peculiarità ma senza cadere nelle rigidità tipiche dei programmi di finanziamento pubblico, spesso lenti e scollegati dalle esigenze del mercato”. “In sintesi – conclude – InvestAI può essere una svolta solo se verrà gestito con una visione chiara e pragmatica: Superare la frammentazione europea, creando un vero hub dell’AI accessibile e interconnesso; Garantire accesso ai dati e alle risorse computazionali, con una strategia di apertura e collaborazione; Creare un ecosistema agile, che metta in sinergia industria e ricerca, senza eccessiva burocrazia; Attrarre e trattenere i migliori talenti, competendo con gli USA e la Cina non solo in termini di fondi, ma di opportunità. L’Europa ha una finestra di opportunità, ma non può permettersi un altro progetto di grande respiro che rimane incompiuto o inefficace. Se InvestAI si limiterà a un piano di finanziamento senza una strategia operativa solida, il rischio è che gli investimenti miliardari restino sulla carta, lasciando il continente un passo indietro in una delle sfide tecnologiche più decisive del nostro tempo”. (AGI) Gianmarco Pondrano Altavilla

Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Quattrociocchi (Sapienza), InvestAI passo significativo, ma attenzione a frammentazione e burocrazia
(11 Febbraio 2025)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla