Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Nuova tecnologia taglia i costi energetici dell’archiviazione dati anche del 50%

(7 Febbraio 2025)

Roma – Grazie a una nuova tecnologia è stato possibile ridurre il costo energetico dei processi di memoria informatici anche del 50 per cento. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dalla Johannes Gutenberg University Mainz (JGU) in Germania, e pubblicato su Nature Communications. In un mondo in cui le applicazioni digitali e in particolar modo l’Intelligenza Artificiale stanno facendo salire vertiginosamente la domanda di energia globale, cercare di contenere questa domanda è essenziale non solo dal punto di vista economico ma anche per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale. La nuova tecnologia si basa sulla Spin-Orbit Torque (SOT) Magnetic Random-Access Memory (MRAM), un sistema di memoria già conosciuto che si distingue per la sua efficienza energetica superiore, la non volatilità e le prestazioni rispetto alla RAM statica. Questa tecnologia all’avanguardia utilizza correnti elettriche per commutare gli stati magnetici, consentendo un’archiviazione affidabile dei dati. Tuttavia presenta un problema: ridurre l’elevata corrente di input richiesta durante il processo di scrittura, garantendo al contempo la compatibilità industriale. Ciò include il mantenimento di una sufficiente stabilità termica per archiviare i dati per oltre dieci anni e ridurre al minimo l’energia richiesta per eseguire l’attività di archiviazione. Sfruttando correnti orbitali precedentemente trascurate, gli autori del nuovo studio hanno sviluppato un materiale magnetico unico che incorpora elementi come il rutenio come canale SOT, un elemento fondamentale della SOT MRAM, per migliorare significativamente le prestazioni. I risultati sono stati: una riduzione di oltre il 50 percento del consumo energetico complessivo rispetto alle tecnologie di memoria esistenti su scala industriale; un aumento del 30 percento dell’efficienza, consentendo un’archiviazione dei dati più rapida e affidabile; una riduzione del 20 percento della corrente di ingresso richiesta per la commutazione magnetica per memorizzare i dati; il raggiungimento di un fattore di stabilità termica che garantisce una longevità di archiviazione dei dati superiore a 10 anni. “Questa tecnologia – ha affermato il dott. Rahul Gupta autore principale dello studio – è unica nel suo genere e potrebbe rivoluzionare l’archiviazione e l’elaborazione dei dati. È in linea con gli obiettivi globali di riduzione del consumo energetico e apre la strada a soluzioni di memoria più rapide ed efficienti”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla