Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Si punta sulla fecondazione in vitro per salvare la barriera corallina

(3 Febbraio 2025)

Roma – Grazie alla fecondazione in vitro sarà possibile migliorare consistentemente gli sforzi di ripristino delle barriere coralline. È quanto emerge da uno studio guidato da SECORE International, dalla Fondazione CARMABI e dall’Università di Amsterdam, e pubblicato su PeerJ. Lo studio ha esaminato quattro specie di corallo che si riproducono a distanza: Diploria labyrinthiformis , Colpophyllia natans , Pseudodiploria strigosa e Orbicella faveolata . Queste specie sono essenziali per il mantenimento degli ecosistemi marini dei Caraibi, ma le loro popolazioni sono state gravemente colpite dal cambiamento climatico, dalle malattie e da altri fattori antropogenici. Gli autori della ricerca hanno scoperto che specifiche caratteristiche di questi coralli ne permette un’efficace fecondazione in vitro, con, però, particolari accortezze. Nello specifico è emerso che i gameti dei coralli rimangono vitali per almeno quattro ore dopo la raccolta, consentendo ai ricercatori di mescolare gameti provenienti da più siti per migliorare la diversità genetica. In più i coralli cerebrali ( D. labyrinthiformis, C. natans e P. strigosa ) si fecondano rapidamente, entro soli 15 minuti dalla co-incubazione spermatozoo-uovo, riducendo i rischi di manipolazione. O. faveolata, invece, richiede tempi di co-incubazione più lunghi (60-120 minuti) per un successo ottimale della fertilizzazione. Sono state identificate soglie minime di concentrazione spermatica pari a 10⁵-10⁶ cellule/mL, per ottenere validi risultati con la fecondazione. Questi risultati offrono linee guida pratiche per i professionisti della fecondazione in vitro dei coralli, consentendo rese larvali più elevate e riducendo al minimo lo spreco di gameti e il danno agli embrioni. Tali progressi potrebbero aiutare a ripristinare popolazioni di coralli isolate e a contrastare le limitazioni naturali dello sperma in natura. “Il nostro studio evidenzia l’importanza di adattare i protocolli di fecondazione in vitro a specifiche specie di corallo”, ha affermato la dott. ssa Valérie F. Chamberland, autrice principale e ricercatrice presso SECORE International. “Perfezionando questi metodi, possiamo aumentare l’efficienza e l’impatto dei progetti di ripristino dei coralli, dando a questi ecosistemi vitali una migliore possibilità di recupero”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla