Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Energia e geopolitica, presentato il nuovo MED & Italian Energy Report

(28 Gennaio 2025)

Roma – L’impatto della situazione in Medio Oriente sul nostro approvvigionamento energetico, l’evoluzione del mix energetico europeo, gli effetti della presidenza Trump sulle politiche dell’energia del Vecchio Continente. Sono solo alcuni dei temi trattati dal sesto MED & Italian Energy Report presentato oggi al Parlamento Europeo. Il lavoro di ricerca, intitolato “The energy transition in the Mediterranean between sustainability and security: a dynamic think-tanking approach”, è stato realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo ed è il frutto della sinergia scientifica tra SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@energycenter Lab del Politecnico di Torino, e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies. L’evento, è stato patrocinato dai deputati europei Elena Donazzan e Giorgio Gori, ed è stato organizzato con la collaborazione della struttura European Regulatory and Public Affairs di Intesa Sanpaolo con sede a Bruxelles. Per realizzare le analisi di questa edizione del Report, SRM e ESL@energycenter del Politecnico di Torino hanno implementato una piattaforma interattiva denominata ENEMED Platform che attraverso algoritmi ed accesso a varie fonti dati consente di eseguire ricerche e analisi ed ottenere informazioni aggiornate sui flussi energetici dei paesi dell’area Euro- Mediterranea, anche personalizzando le visualizzazioni dei dati. Dal rapporto emerge che l’Europa è, tra le grandi economie, l’area con il maggior grado di dipendenza energetica: il 58,3 per cento del fabbisogno energetico dipende dalle importazioni mentre il dato scende al 20 per cento per la Cina ed è pari a zero per gli Stati Uniti, che sono totalmente autosufficienti nella produzione rispetto al fabbisogno energetico. Un elevato livello di dipendenza energetica espone maggiormente i singoli paesi alla volatilità dei prezzi delle commodity energetiche sui mercati internazionali e agli impatti delle tensioni geopolitiche, condizionandone la competitività rispetto ai paesi più autosufficienti. Guardando specificatamente alla produzione di energia elettrica, è in corso da oltre un ventennio un’importante modifica del mix europeo di generazione. L’uso del carbone è diminuito drasticamente dal 32 per cento del 2000 a circa il 12 per cento (ultimi dati disponibili) mentre è leggermente aumentata la quota del gas naturale dal 12 per cento al 17 per cento. Dominano oggi le energie rinnovabili, passate dal 15 per cento nel 2000 al 45 per cento. Ci si aspetta un ritmo di espansione dell’elettricità da rinnovabili più che doppio entro il 2030. Tra i principali paesi europei: la Spagna presenta un mix più equilibrato e con il più alto peso delle rinnovabili che arrivano al 51 per cento del totale nel 2023; la Germania è il Paese con il più elevato utilizzo di carbone (26 per cento del totale), anche se in forte riduzione. In Francia il mix energetico è dominato dal nucleare (64 per cento del totale). Per quel che riguarda la presidenza Trump, laddove venisse attuata la sua politica energetica con una forte spinta al fossile, questa avrà impatti rilevanti sulla geografia energetica e sugli equilibri geopolitici legati al commercio delle commodity energetiche. La nuova presidenza degli USA nelle sue strategie avrà l’impatto di rimodellare le catene di approvvigionamento e le dinamiche commerciali globali impattando quindi anche sul commercio di prodotti energetici. Aumenterà con Trump la spinta a vendere più petrolio e gas degli USA all’Europa, che già nel corso degli ultimi anni ha aumentato le importazioni di GNL dagli Stati Uniti. Se nel 2021 pesavano per il 27 per cento, la quota è cresciuta al 41 per cento l’anno successivo, arrivando al 48 per cento sul totale del GNL importato dall’Europa nei primi mesi del 2024. Per quel che riguarda il nostro Pese, all’interno del panorama europeo l’Italia è la nazione con il maggior grado di dipendenza energetica pari al 74,8 per cento ben sopra la media europea. Questo valore è però in calo di quasi tre punti percentuali rispetto al dato del 2019 ante Covid quando la dipendenza era pari al 77,5 per cento. La Francia è il Paese con il minor grado di dipendenza pari al 44,8 per cento grazie all’uso del nucleare. All’inizio della stagione di prelievo (1° novembre 2024), l’Italia ha raggiunto un livello di riempimento degli stoccaggi di gas naturale pari al 98,5 per cento oltre la media europea, assicurandosi un margine di copertura contro eventuali rischi associati alle forniture di gas per la stagione invernale 2024/25. L’aumento della produzione rinnovabile è la strada da seguire per affrancare l’Italia dalla dipendenza dalle importazioni di gas. Gli ultimi dati di Terna per il 2024 evidenziano che la richiesta di energia elettrica è stata soddisfatta per il 42,5 per cento dalla produzione da Fonti Energetiche Non Rinnovabili, per il 41,2 per cento da Fonti Energetiche Rinnovabili (il massimo di sempre) e la restante quota (16,3 per cento) dal saldo estero. Il divario con gli obiettivi intermedi del 3 2025 (48 per cento) e del 2030 (65 per cento) previsti dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) richiede un forte impegno. Tra le diverse fonti molto positivo è l’andamento del fotovoltaico: +19,3 per cento sul 2023. Un record di produzione che ha consentito di soddisfare l’11,5 per cento della domanda del 2024. Nel complesso l’incremento di fotovoltaico ed eolico è pari ad un +8,4 per cento sul 2023. Insieme hanno coperto il 18,6 per cento del fabbisogno elettrico nazionale. Guardando agli scenari internazionali emerge che le perturbazioni del Mar Rosso hanno condizionato gli approvvigionamenti energetici di gas allungando le catene di fornitura; la durata media dei viaggi delle metaniere dal Qatar è passata da 18,5 giorni nel 2023 a 39,7 giorni nell’aprile 2024. La tregua firmata tra Israele e Hamas apre finalmente spiragli per una graduale ripresa dei traffici attraverso il Mar Rosso. La guerra Russia-Ucraina ha portato a un potenziamento del commercio intra- mediterraneo di materie prime fossili, con l’Algeria che ha gradualmente sostituito i flussi di gas russo, diventando in breve tempo il principale fornitore di gas dell’Italia. Le importazioni di gas dall’Algeria attraverso il gasdotto Transmed sono aumentate dal 29,5 per cento del totale nel 2021 al 38 per cento nel 2023. L’incidenza delle forniture russe è diminuita dal 39,4 per cento nel 2021 ad appena il 4,2 per cento nel 2023. Aumenta il ruolo degli Stretti: Hormuz, Malacca e Suez sono chokepoint energetici con una funzione strategica. Passano attraverso Hormuz il 34 per cento del commercio di greggio, il 14,3 per cento dei prodotti raffinati, il 25,6 per cento del gas ed il 18 per cento del GNL. Per lo Stretto di Malacca invece transita circa il 33,5 per cento del commercio di greggio insieme al 13 per cento circa dei prodotti raffinati, al 15,1 per cento del gas ed al 17 per cento del GNL. Sono transitati per Suez il 5 per cento del commercio totale di petrolio (crude + refined), il 2,2 per cento del gas e l’1,2 per cento del GNL. Valori che in prospettiva, quando avverrà la normalizzazione in Medio Oriente, potrebbero tornare ad essere ben superiori. La sponda sud del Mediterraneo mostra promettenti potenzialità per il solare e l’eolico; infatti, il Rapporto dimostra che considerando la generazione di elettricità da fotovoltaico, basterebbe meno dell’1 per cento della superficie dei paesi della costa meridionale per generare elettricità sufficiente non solo a soddisfare la loro futura domanda di energia elettrica, ma anche per produrre elettricità in eccesso che potrebbe essere esportata verso le altre due sponde. La maggior parte della capacità installata di energie rinnovabili è attualmente concentrata nella costa europea del Mediterraneo: su un totale di 112,5 GW di capacità fotovoltaica installata nel 2023, l’81,9 per cento è localizzato nella costa settentrionale, mentre solo il 2,8 per cento in quella del Nord Africa; per quanto riguarda l’eolico, su un totale di 92,6 GW, l’82,5 per cento è localizzato nella costa settentrionale e solo il 4,3 per cento in Nord Africa. L’elettricità dovrebbe svolgere un ruolo centrale nella transizione energetica, sostenuta da altre commodity, come l’idrogeno green ed i carburanti alternativi. Il recente patto strategico tra l’Italia, l’Albania e gli Emirati Arabi Uniti, firmato il 15 gennaio dalla Premier italiana Giorgia Meloni, è – per il Rapporto – la chiave per una nuova diplomazia energetica, che puntando sulle interconnessioni costituisca un modo concreto e sostenibile di affrontare la transizione energetica. Un asse di intesa sull’energia che consolidi il dialogo tra le sponde del Mediterraneo e che sia un tassello ulteriore nella strategia per rendere l’Italia hub energetico per i flussi fra Europa e Africa. A questo riguardo diversi porti italiani figurano nella top 10 dei principali porti energy dell’area Med, con un ruolo rilevante soprattutto per il trade di petrolio e derivati. Per il greggio: Trieste (38 milioni di tonnellate movimentate), Augusta e Sarroch (12 milioni di tonnellate movimentate ciascuna); Augusta (9,5 milioni di tonnellate) e Sarroch (7,8 milioni di tonnellate) per i prodotti petroliferi raffinati; Napoli per il gas (1 milione di tonnellate); Porto Levante-Rovigo (6,4 milioni di tonnellate) e Piombino (2,4 milioni di tonnellate) per il GNL. Per i porti italiani il segmento energy vale il 35 per cento del totale movimentato. Essi stanno affrontando e sempre più saranno protagonisti di una rivoluzione energetica. La nuova sfida è quella di diventare hub della transizione energetica, impegnandosi a rendere più ecologiche le proprie attività. I primi 5 Energy port italiani concentrano il 69 per cento del traffico e sono: Trieste, Cagliari, Augusta, Milazzo e Genova. Trieste è il più importante porto energetico e gateway dell’Italia. Tre di questi porti sono nel Mezzogiorno. Il Mezzogiorno con un peso specifico di circa il 50 per cento della movimentazione portuale italiana ha un ruolo chiave nel percorso verso la transizione “green” contribuendo a generare sinergie tra le due sponde del Mediterraneo, valorizzando la presenza in Nord Africa di grandi fonti di energia rinnovabile. Grazie alla vicinanza a potenziali aree di produzione rinnovabile in Nord Africa, gli investimenti nelle infrastrutture e nella logistica in chiave sostenibile contribuiscono a rendere i nostri porti attori chiave, rafforzando la posizione geostrategica dell’Italia e del Mezzogiorno nel Mediterraneo. 7 operazioni portuali, i porti possono costituire un precedente per le pratiche sostenibili, migliorando l’efficienza energetica e riducendo le emissioni. Sfida fondamentale per i porti sarà quella dei combustibili alternativi; la capacità di accogliere navi con propellenti come Metanolo, GNL, Ammoniaca ed altri potrà essere una discriminante competitività di notevole portata. Con il 7,6 per cento (2023: 5,3 per cento, 2017: 2,5 per cento) della flotta in mare e il 52,6 per cento (2023: 45,5 per cento, inizio 2017: 10,8 per cento) del portafoglio ordini in termini di stazza (GT) in grado di utilizzare carburanti o propulsioni alternative, si prevede che il 9 per cento della capacità della flotta globale sarà alimentato in modo alternativo entro la fine del 2026. Diverse opportunità sono legate allo sviluppo di idrogeno verde nei Paesi della Sponda Sud. I Paesi costieri della Sponda Sud possiedono un potenziale significativo non solo per la disponibilità di acqua ed energia, ma anche per l’esistenza di infrastrutture portuali, che potrebbero produrre e stoccare idrogeno verde, da esportare verso l’Europa. Opportunità di sviluppo sono legate alla realizzazione del SoutH2 Corridor, che prevede una rete di gasdotti tra l’Europa e l’Africa interamente dedicata al trasporto dell’idrogeno. Il progetto seguito da Snam ha visto proprio in questi giorni la firma di una dichiarazione d’intenti tra tutti i paesi coinvolti (Austria, Germania, Algeria e Tunisia; la Svizzera farà da osservatore) che pone le basi per le regole da seguire nei prossimi anni. E costituisce uno step fondamentale per passare dalla fase progettuale a quella realizzativa dell’opera. Lo sviluppo del corridoio fa parte della European Hydrogen Backbone e sarà fondamentale per la creazione di una spina dorsale dell’idrogeno interconnessa e diversificata nel sud e nel centro dell’Europa. Il corridoio potrebbe coprire oltre il 40 per cento dell’obiettivo complessivo di importazione fissato dal Piano REPowerEU. Il SoutH2 Corridor sarà uno dei suoi progetti portanti del nuovo Piano Strategico 2025-2029 di Snam. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla