Francesca Morelli

UniMI, Bovolenta “La ricerca è innovazione e internazionalizzazione”

(20 Gennaio 2025)

Roma – Collaborazione internazionale, curiosità scientifica, libertà di pensiero. Sono i fattori indispensabili alla promozione della ricerca, scientifica e in ogni altro ambito del sapere. Sorgenti che, insieme, favoriscono competitività, progresso, Innovazione. Lo sottolinea Paola Bovolenta, direttrice del Centro de Biología Molecular Severo Ochoa /CNB), CSIC-UAM e Presidente eletta della Federazione delle Società Europee di Neuroscienze (FENS), durante il discorso tenuto all’inaugurazione dell’Anno Accademico 2024-2025, oggi a Milano nell’Aula Magna dell’Università Statale. Tra le cariche ricoperte Paola Bovolenta, è stata parte del Consiglio Scientifico dell’European Research Council (ERC) dal 2017 al 2022 dove ha contribuito in maniera significativa allo sviluppo di politiche per la ricerca di eccellenza in Europa.

“Le Università – spiega la Professoressa – hanno un ruolo chiave per la formazione di studenti e delle società e per la promozione di una ricerca guidata dalla curiosità. Ovvero una ricerca finalizzata essenzialmente a fare del bene, a scoprire il nuovo e l’innovazione, in un contesto collaborazione internazionale”. “Fattori che continuano ad essere il migliore terreno per una crescita tecnologica e una ricerca medica innovativa. Questo tipo di innovazione deve essere la missione delle nostre società in cui convivono contraddizioni e diseguaglianze, sofferenza e progresso”. In questo contesto le università e gli istituti di ricerca sono un modello di riferimento che indicano la strada verso il valore di un approccio scientifico “curiosity-driven”, mosso dalla curiosità e dall’intento di trovare soluzioni alle attuali problematiche e potenzialmente a quelle future: obiettivi che saranno possibili se la ricerca saprà porsi domande che guidano e portano a cambiamenti trasformativi. “Penso – ha aggiunto – agli esperimenti condotti nel 1830 dallo scienziato inglese Michael Faraday sul campo elettromagnetico, semplicemente perché curioso di capire la relazione tra elettricità e magnetismo, teorie poi formulate nella legge di induzione elettrica, che ha trasformato il mondo», aggiunge Paola Bovolenta. “Pensando ad un’epoca più recente e a un ambito di ricerca a me più vicino non posso non citare uno studio del 1953 sulla struttura del Dna, nato dalla curiosità di un gruppo di ricercatori – Watson, Crick e Rosalind Franklin – di conoscere la molecola della vita, vincitori del Nobel”. Le conoscenze successive sulla formazione del Dna e Rna ne hanno poi consentito l’applicazione in medicina o in agricoltura ad esempio, fino al rapido sviluppo dei vaccini anti-covid, grazie alla collaborazione internazionale di diversi know-how. Ancora vanno ricordati gli studi di Katalin Karikó, biochimica ungherese naturalizzata statunitense, specializzata in meccanismi mediati dall’RNA, le cui ricerche incentrate sullo sviluppo dell’mRNA trascritto in vitro, importanti per lo studio di proteine e terapie proteiche, sono state inizialmente considerate “eretiche”, poi supportate dall’ERC. Da sempre infatti promuove ricerche “curiosity-driven” on grado di segnare un avanzamento scientifico in ambito innovativi come l’Intelligenza Artificiale, il cambiamento climatico e la biomedicina. L’Italia ed in particolare l’Università di Milano sono state le principali protagoniste di progetti e iniziative di ERC. I numerosi brand vinti suggeriscono ii talento e l’enorme potenziale della ricerca del nostro Pease; successi che non vanno intesi come un risultato del singolo ma come l’espressione della forza collettiva dell’ecosistema della ricerca europea “Missione di ERC è sostenere progetti trasformativi che rispettano disciplina, rigore scientifico – dichiara ancora Paola Bovolenta – 
Il valore della “blue sky” research, così definita la ricerca che è alimentata da una rete fitta di collaborazioni e di sana competizione che travalica i confini dei singoli paesi e supportata da ERC, risiede in diversi fattori: l’imprevedibilità, innanzitutto. È noto infatti che le scoperte spesso seguono a percorsi di ricerca non lineari. «Non avrei mai immaginato che alcuni studi che stavamo conducendo nel nostri laboratori per capire i meccanismi con cui si generano le cellule nelle retina, avrebbe portato a scoprire una nuova componete molecolare coinvolta nella Malattia di Alzheimer. Forse questa scoperta non porterà allo sviluppo di terapie, ma rappresenta uno dei traguardi di cui sono più orgogliosa e che più mi appassiona», conclude la professoressa. Un altro caposaldo della “blue sky” reasearch è la collaborazione internazionale e l’accesso a finanziamenti pubblico; un imperativo per consentire una ricerca europea, innovativa, competitiva, come sottolinea anche l’ultimo Rapporto Draghi sulla competitività. Anche programmi dell’Unione Europea, come Horizon, devono esistere ed essere promossi per favorire la ricerca e rafforzare il rapporto fra nazioni. Ed in questo, l’istruzione ha un ruolo chiave: è strumento per coltivare la curiosità e invitare gli studenti a porsi domande cruciali, a indagare il perché dei fatti e a vedere l’insuccesso scientifico, come spesso accade, non come un fallimento ma una piattaforma di lancio.(30Science.com)

Francesca Morelli