Valentina Arcovio

Nuova foto dettagliata di buco nero supermassiccio

(17 Gennaio 2025)

Roma – Sono state prodotte le immagini dirette con la risoluzione più elevata di un buco nero supermassiccio all’interno della galassia NGC 1068. A riuscirci gli scienziati dell’Università dell’Alabama e del Max Planck Institute for Astronomy, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Nature Astronomy per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Il team, guidato da Jacob Isbell, ha utilizzato il Large Binocular Telescope Interferometer per scattare l’immagine del fenomeno. I nuclei galattici attivi, o AGN spiegano gli esperti, sono buchi neri supermassicci al centro di alcune galassie. Quando la materia cade in queste singolarità, vengono rilasciate enormi quantità di energie, tanto che tali fenomeni sono tra i più energetici dell’Universo. “Le galassie con i nuclei galattici attivi – afferma Isbell – si definiscono tali in base alla velocità con cui il materiale decade. C’è un disco attorno al buco nero che brilla più intensamente con l’aumentare della materia. Se il disco di accrescimento brilla abbastanza intensamente, si è in presenza di un AGN attivo”. Il buco nero nella galassia NGC 1068 è uno dei più vicini considerati attivi. Il Large Binocular Telescope Interferometer combina la luce raccolta dai due specchi da 8,4 metri che lo compongono, consentendo osservazioni a risoluzione molto più elevata di quanto sarebbe possibile con uno specchio singolo. Questo approccio, sottolineano gli autori, è stato utilizzato in passato per studiare i vulcani sulla superficie di Io, la luna di Giove. “L’AGN all’interno della galassia NGC 1068 è particolarmente luminoso – aggiunge Isbell – era perfetto per testare questo metodo. Abbiamo ottenuto le immagini dirette della singolarità con la più alta risoluzione finora”. Attraverso l’interferometro, il team è stato in grado di osservare diversi fenomeni cosmici che si verificavano simultaneamente nel buco nero. Il disco luminoso attorno al buco nero supermassiccio rilascia molta luce, che spinge via la polvere come tante piccole vele, un fenomeno noto come pressione di radiazione. Le immagini hanno rivelato un vento polveroso causato dalla pressione di radiazione. Contemporaneamente, i ricercatori hanno osservato materiale che era molto più luminoso di quanto avrebbe dovuto essere. Confrontando le nuove immagini con i dati precedenti, gli autori hanno collegato questa scoperta a un getto radio che attraversa la galassia, riscaldando nubi di gas molecolare e polvere. “Il nostro lavoro – conclude Isbell – dimostra che gli ambienti degli AGN possono essere complessi. Le nuove scoperte ci aiutano a comprendere meglio le interazioni di queste singolarità con le galassie che li ospitano. Questo tipo di imaging può essere utilizzato su qualsiasi oggetto astronomico, abbiamo già iniziato a osservare i dischi attorno alle stelle o stelle molto grandi ed evolute, che hanno involucri di polvere attorno a loro”. (30Science.com)

Valentina Arcovio