Francesca Morelli

Il 2024 annus horribilis per le temperature delle acque di superficie e profonde degli oceani

(10 Gennaio 2025)

Roma – Pessimo record storico segnato dalle acque di superficie e profonde degli oceani che, nel 2024, hanno raggiunto elevate temperature, mai prima registrate. A darne notizia è uno studio dell’Institute of Atmospheric Physics, Chinese Academy of Sciences, Cina, pubblicato su Advances in Atmospheric Sciences condotto da 54 scienziati provenienti da 7 paesi. Un oceano più caldo influisce sulla vita dell’uomo, sulla terraferma, dunque sul futuro. L’oceano è una parte fondamentale del clima terrestre: la maggior parte del calore in eccesso dovuto al riscaldamento globale è immagazzinato nell’oceano (90%) e l’oceano copre il 70% della superficie terrestre. Per questo motivo, detta le regole dei modelli meteorologici, in quanto trasferisce calore e umidità nell’atmosfera, ma controlla anche la velocità del cambiamento climatico. In buona sostanza, la riposta alle motivazioni di cosa succede al clima vanno cercate nell’oceano. Il quale si sta riscaldando e il 2024 è stato un anno record. L’immagine dell’Institute of Atmospheric Physics mostra il contenuto di calore dell’oceano nella parte superiore dei 2000 m: colori blu e rosso informano, rispettivamente, se l’anno è stato più freddo o più caldo rispetto al periodo 1981-2010, utilizzato come base dagli scienziati per il confronto con le condizioni di riferimento. Appare evidente che i valori sono cresciuti anno dopo anno: dal 2023 al 2024, l’aumento del contenuto di calore oceanico globale nella parte superiore dei 2000 m è di 16 zettajoule, 1021 Joule), dove un joule può essere definito come il lavoro svolto per erogare la potenza di un watt per un secondo, quindi circa 140 volte la produzione totale di elettricità mondiale nel 2023, dove la quantità di calore assorbita dagli oceani, nota come contenuto di calore oceanico (OHC), risulta costantemente aumentato di 15~20 ZJ negli ultimi cinque anni, nonostante i cicli La Niña ed El Niño. Anche la temperatura della superficie oceanica, dove le acque oceaniche e l’atmosfera si alternano, sta registrando dati record. In particolare le superfici oceaniche perché determinano la velocità con cui il calore e l’umidità possono trasferirsi dall’oceano all’aria e quindi influenzare il meteo. L’aumento delle temperature superficiali dalla fine degli anni ’50 è stato sbalorditivo, dicono gli scienziati, con cambiamenti che non uniformi e variazioni regionali in alcuni casi sostanziali. L’Atlantico si sta riscaldando insieme al Mar Mediterraneo e attraverso l’Oceano Meridionale di media latitudine; parti dell’Oceano Pacifico settentrionale si sono riscaldate molto rapidamente, a differenza di altre aree (la regione tropicale), principalmente a causa del ciclo La Niña/El Niño. Il calore si è persino accumulato vicino ai Poli Nord e Sud. “L’oceano continua a influenzare il clima principalmente attraverso l’aumento del vapore acqueo nell’atmosfera che porta all’aumento di possibili danni estremi nel ciclo idrologico. Il vapore acqueo è anche un potente gas serra e l’aumento del riscaldamento porta all’essiccazione e al rischio di siccità e incendi boschivi, ma anche di tempeste di ogni tipo e rischi di inondazioni, compresi uragani e tifoni” ha affermato il dott. Kevin Trenberth, scienziato senior presso il National Center for Atmospheric Research, USA. Ad esempio, negli ultimi 12 mesi, ben 104 paesi hanno registrato temperature più calde di sempre. Siccità, ondate di calore, inondazioni e incendi boschivi hanno avuto un impatto su Africa, Asia meridionale, Filippine, Brasile, Europa, Stati Uniti, Cile e la Grande barriera corallina, per fare solo alcuni esempi. Dal 1980, i disastri climatici sono costati agli Stati Uniti quasi 3 trilioni di dollari. Il calore nell’oceano è la migliore misurazione per monitorare il cambiamento climatico. “L’oceano è la sentinella per il riscaldamento planetario, fungendo da principale pozzo per il calore in eccesso che si accumula nel sistema climatico terrestre a causa delle emissioni antropogeniche”, ha affermato la dottoressa Karina von Schuckmann di Mercator Ocean International, coautrice dello studio. Se non si interviene per rallentare il cambiamento climatico, la perturbazione, cambiamenti senza precedenti e le relative implicazioni, costi, perdite e danni saranno in costante crescita.(30Science.com)

Francesca Morelli