Valentina Arcovio

Psichiatria: a Prato aggredite 2 infermiere e 1 operatrice

(8 Gennaio 2025)

Roma – Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio due infermiere e un’operatrice sociosanitaria sono state colpite brutalmente nel dipartimento di psichiatria dell’ospedale di Prato. “È gravissimo che questi fatti diventino ‘normali’ nel lavoro degli operatori sanitari”, spiega Giancarlo Cerveri, co-presidente del Coordinamento Nazionale dei Servizi Psichiatri di Diagnosi e Cura (CN-SPDC). “Non è accettabile che qualcuno possa andare a lavorare con la paura per la sua incolumità”, aggiunge. I dati pubblicati dal ninistero della Salute relativi all’anno 2023, raccolti dall’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Sociosanitarie ONSPEPS parlano chiaro: sono 16 mila le aggressioni in un anno che hanno coinvolto 18.000 operatori. Due terzi delle persone aggredite sono donne. “Difendere il Servizio Sanitario Nazionale – sottolinea Cerveri – passa anche dal difendere i lavoratori che operano quotidianamente 24 ore al giorno 365 giorni l’anno sacrificando la propria famiglia i propri affetti e in questi casi anche la propria incolumità. Non possiamo permettere che queste persone fuggano dal loro lavoro per paura”. Andreas Conca, segretario CN-SPDC, continua: “Non è accettabile che la politica volga lo sguardo altrove, che non sostenga lo sforzo di tutti i lavoratori e soprattutto lavoratrici che si sacrificano per il bene comune. In Ospedale è il Pronto Soccorso il luogo più pericoloso per il rischio di subire aggressioni, ma nell’area di degenza il reparto di psichiatria ha un numero di aggressioni enormemente più elevato rispetto agli altri reparti. Nella medicina territoriale poi i servizi psichiatrici e per le dipendenze sono i luoghi più esposti”. Emi Bondi, co-Presidente CN-SPDC, precisa: “È poi una questione fortemente al femminile. Le lavoratrici donne sono più esposte forse proprio perché percepite più vulnerabili. Anche questa questione va affrontata con informazione, preparazione e tutela. In conclusione, se si vuole tutelare il Servizio Sanitario Nazionale come un bene prezioso diventa necessario tutelare la sicurezza di chi lavora soprattutto nell’urgenza del Pronto Soccorso o nei Servizi di Salute Mentale. Chiediamo al Ministro Schillaci l’istituzione di una Commissione Interministeriale che coinvolga il Ministero degli Interni e di Grazia e Giustizia che affronti immediatamente il tema della sicurezza degli operatori sanitari”. (30Science.com)

Valentina Arcovio