Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Scoperto il segreto per trasformare le colture in depositi di CO2

(7 Gennaio 2025)

Roma – È racchiuso nelle antocerote, un gruppo di piante uniche spesso trascurate, il “segreto” per far sì che le colture trasformino più anidride carbonica (CO₂) in biomassa, aumentando le rese e creando dei depositi diffusi di carbonio. È quanto emerge da uno studio guidato dal Boyce Thompson Institute e pubblicato su Nature Plants. “Le antocerote – ha affermato Tanner Robison primo autore del nuovo studio – possiedono una capacità notevole che è unica tra le piante terrestri: hanno un turbocompressore naturale per la fotosintesi. Questa caratteristica speciale, chiamata meccanismo di concentrazione di CO₂, le aiuta a fotosintetizzare in modo più efficiente rispetto alla maggior parte delle altre piante, comprese le nostre colture alimentari”.

Pirenoidi
Credito
Tanner Robison, Istituto Boyce Thompson

Al centro di questo meccanismo c’è una struttura chiamata pirenoide, che agisce come una microscopica camera di concentrazione di CO₂ all’interno delle cellule della pianta. Il pirenoide è pieno dell’enzima Rubisco, che cattura la CO₂ e la converte in zucchero durante la fotosintesi. L’impatto potenziale è sostanziale. Il team di ricerca stima che l’installazione di un meccanismo di concentrazione di CO₂ simile nelle colture potrebbe aumentare la fotosintesi fino al 60 per cento, portando a significativi incrementi nelle rese senza richiedere più terra o risorse. La ricerca fornisce anche nuove intuizioni sull’evoluzione delle piante. Gli scienziati hanno scoperto che il meccanismo per la concentrazione di CO₂ era probabilmente presente nell’antenato comune di tutte le piante terrestri, ma solo le antocerote hanno mantenuto e perfezionato questa capacità nel corso di milioni di anni di evoluzione. “È come trovare un design di un motore più semplice ed efficiente”, ha spiegato Fay-Wei Li , coautore corrispondente dello studio. “Questa semplicità potrebbe rendere più facile progettare sistemi simili in altre piante, come le colture essenziali”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla