Roma – Gli impianti di trattamento delle acque reflue sono una delle principali fonti di contaminazione da PFAS dell’acqua potabile negli Stati Uniti: scaricano una quantità di “sostanze chimiche eterne” sufficiente a far aumentare le concentrazioni oltre i livelli di sicurezza per circa 15 milioni di persone o più. E’ quanto emerge da uno studio guidato dalla New York University e pubblicato su PNAS. Anche se questi impianti puliscono le acque reflue, non distruggono tutti i contaminanti e le sostanze chimiche che rimangono vengono rilasciate nei corsi d’acqua che forniscono acqua potabile al pubblico. “È un imbuto ambientale – afferma Bridger Ruyle della New York University e primo autore del nuovo studio – Catturi un mucchio di cose da un mucchio di posti diversi e vengono rilasciate tutte in un unico posto”. Le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS) sono particolarmente preoccupanti perché contengono legami carbonio-fluoro, che le rendono estremamente persistenti nell’ambiente. L’esposizione regolare a diversi tipi di PFAS è stata associata a un rischio aumentato di molti problemi di salute , dai danni al fegato a varie forme di cancro. L’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (EPA) ha recentemente stabilito limiti rigorosi per le concentrazioni nell’acqua potabile di sei dei PFAS più studiati. Gli impianti di trattamento delle acque reflue sono una fonte nota di contaminazione da PFAS nei fanghi di depurazione che producono come sottoprodotto, che a volte viene utilizzato come fertilizzante. Per scoprire se una contaminazione simile rimanga nell’acqua trattata, Ruyle e i suoi colleghi hanno misurato la concentrazione di PFAS e di altre molecole che contengono legami carbonio-fluoro nelle acque reflue in otto grandi impianti di trattamento negli Stati Uniti. Le loro scoperte suggeriscono che gli impianti di trattamento delle acque reflue negli Stati Uniti scaricano ogni anno nell’ambiente decine di migliaia di chilogrammi di composti contenenti fluoro, tra cui una quantità sostanziale di PFAS. Una volta che le acque reflue trattate vengono scaricate da una struttura, si mescolano con le acque naturali di fiumi e laghi. Applicando queste cifre a un modello del sistema idrico degli Stati Uniti, i ricercatori hanno stimato che le acque reflue potrebbero aumentare le concentrazioni di PFAS oltre i limiti EPA nell’acqua potabile di circa 15 milioni di persone. Durante i periodi di siccità, quando c’è meno acqua naturale per diluire le acque reflue, il modello suggerisce che le concentrazioni salirebbero oltre il limite per ben 23 milioni di persone. E Ruyle afferma che queste potrebbero essere stime prudenti: il loro modello presuppone che le acque naturali non contengano già PFAS. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
USA: PFAS minacciano l’acqua potabile
(7 Gennaio 2025)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla