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Carlo La Vecchia, epidemiologo del Mario Negri, promuove il divieto a Milano di fumo anche all’aperto

(19 Dicembre 2024)

Roma – Prima metropoli italiana a dare un segnale nella lotta al tabagismo. Dopo 20 anni di silenzio da parte di Governo e istituzioni e di nulla di fatto dalla Legge Sirchia del 2003 che decretava il no al fumo nei locali pubblico, Milano sferra un colpo e impone il divieto al fumo anche all’aperto. Comunque a 10 metri di distanza tra il fumatore e il fumatore passivo. “Si tratta di un importante segale della città, da sempre comune di riferimento per l’Italia”, dichiara a 30Science.com il professor Carlo La Vecchia, Ordinario di Statistica Medica ed Epidemiologia all’Università degli Studi di Milano, “l’auspicio è che altri centri urbani e capoluoghi ne seguano l’esempio. Si sarebbe potuto evitare la distanza minima dei dieci metri che è difficile da valutare; altre città internazionali come Tokyo o New York, hanno vietato tout court di fumare nell’area urbana, senza deroghe. Tanto più che a far rispettare queste distanze millimetriche sarà la cittadinanza, persone infastidite dal fumo alle fermate dell’autobus ad esempio, più che le forze dell’ordine”. Milano ha colto e messo in atto l’unica iniziativa possibile a livello locale di contrasto al fumo, con il beneplacito degli esperti che vedono un segnale di cambiamento. “Non è stata colta dall’Italia”, prosegue La Vecchia, “neppure l’opportunità dell’aumento del prezzo delle sigarette, invece adottata dai Paesi europei tramite l’aumento secco e molto elevato delle sigarette, come in Francia in cui il costo si è raddoppiato da alcuni anni oppure prevedendo, come è stato fatto in Svezia, Germania e Regno Unito, degli aumenti programmati superiori all’inflazione, cosicché le sigarette diventino nell’arco di 10-15 anni fuori dalla portata di molti, soprattutto dei giovani, disincentivando il fumo da subito. La non attenzione italiana al prezzo è riprovevole, tenuto conto che porta maggiori entrate fiscali e diminuisce i danni da tabacco: solo vantaggi concerti in un breve periodo”. Limitando in primis le morti fumo correlate: 70 mila in Italia, più di 1 decesso su 10, dovuto a varie cause dipendenti, quali tumore del polmone, infarto, bronchiti in ambito di patologie croniche e decine di altre malattie. Si dice che un fumatore perda in attesa di vita, 15 minuti per ogni sigaretta accesa e fumata. Non ultimo, il divieto di fumo all’aperto riscatta l’immagine della città; vedere in un contesto urbano sempre minori persone che fumano è un segnale di civiltà che allinea Milano alle grandi metropoli del mondo. Tra le misure possibili l’adozione anche in Italia, sul modello newyorkese, di una tassazione locale sul fumo. “Il comune ne trarrebbe un vantaggio in termini di accise e imposte”, conclude La Vecchia. “Se fosse possibile l’applicazione a livello comunale e regionale, sarebbe un contraltare alla sordità dei governi centrali alla lotta al tabagismo”.(30Science.com)



			
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