Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Africa, riserve di pesce in declino minacciano sicurezza alimentare

(18 Novembre 2024)

Roma – Negli ultimi cinque decenni le riserve ittiche lungo la costa dell’Africa occidentale sono diminuite in modo significativo, minacciando la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza delle comunità di pescatori che da esse dipendono. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Istituto di scienze e tecnologie ambientali dell’Università autonoma di Barcellona (ICTA-UAB) in collaborazione con la Fundação Maio Biodiversidade (FMB), e pubblicato su Marine Policy. Gli scienziati hanno raccolto i dati ufficiali sugli sbarchi di carichi di pesce catturato li hanno combinati con le conoscenze locali dei pescatori e dei pescivendoli dell’isola di Maio, a Capo Verde, designata Riserva della Biosfera dall’UNESCO dal 2020. “Il monitoraggio degli sbarchi di pesce nei paesi dell’Africa occidentale è limitato e sottorappresenta le catture a livello locale, in particolare quelle provenienti dalla pesca artigianale, creando lacune nei dati che ostacolano una gestione efficace”, afferma Thais Peixoto Macedo, ricercatore dell’ICTA-UAB e autore principale dello studio, che spiega che i resoconti dei pescatori tradizionali hanno rivelato tendenze scarsamente registrate nei registri ufficiali. “I risultati in quest’area ci mostrano tendenze che probabilmente si verificano anche in altre isole dell’arcipelago o in altre aree costiere dell’Africa occidentale e che dovrebbero essere prese in considerazione nei piani di gestione delle risorse marine”. Le comunità locali ritengono che certe pratiche di pesca, come la pesca subacquea con attrezzatura subacquea e la pesca semi-industriale con reti a circuizione e luci notturne, siano i principali fattori che contribuiscono al declino degli stock ittici. Nel caso della pesca semi-industriale, segnalano che le imbarcazioni pescano nella zona delle tre miglia nautiche e nelle aree marine protette riservate alla pesca artigianale. Le specie più segnalate come depauperate includono cernie (cernia scura, cernia delle isole e cernia africana) e piccoli pesci pelagici come sgombri. “Secondo i pescatori locali, il declino dei piccoli pesci pelagici dovuto alla pesca costiera semi-industriale sta influenzando negativamente le catture artigianali di grandi specie pelagiche, come il tonno pinna gialla e l’alalunga, un’importante specie commerciale per i mercati locali e internazionali”, afferma Benalsy Varela, membro dello staff FMB che ha contribuito allo studio. Anche le aragoste sono state considerate depauperate. La ricerca evidenzia un fenomeno noto come “Shifting Baseline Syndrome”, in cui le persone adattano gradualmente la loro percezione di ciò che è sano o naturale a una nuova realtà, dimenticando le condizioni passate e accettandole come la “nuova normalità”. I pescatori più giovani hanno segnalato catture e dimensioni dei pesci inferiori rispetto alle generazioni più anziane, e una percentuale maggiore del gruppo più giovane ritiene che gli stock ittici non siano in declino. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla