Valentina Arcovio

L’aumento della siccità moltiplica migrazioni interne nel mondo

(7 Novembre 2024)

Roma – L’aumento delle ondate di calore e dei periodi di siccità dovuto al cambiamento climatico sta portando milioni di persone a lasciare le loro case per spostarsi altrove. In molti casi questi movimenti migratori avvengono però tra regioni diverse dello stesso stato e restano così spesso invisibili. Per cercare di quantificare e tracciare questo fenomeno, un gruppo internazionale di studiosi ha elaborato per la prima volta i dati delle migrazioni interne avvenute in 72 paesi tra il 1960 e il 2016. I risultati – pubblicati su Nature Climate Change – mostrano in che modo l’aumento della siccità favorisce lo spopolamento delle regioni colpite, soprattutto se si tratta di territori con una forte diffusione dell’agricoltura. “L’aumento della siccità – spiega Raya Muttarak, professoressa al Dipartimento di Scienze Statistiche “Paolo Fortunati” dell’Università di Bologna, tra gli autori dello studio – ha un impatto significativo sulle migrazioni interne in particolare nelle regioni aride dell’Europa meridionale, del sud dell’Asia, dell’Africa, del Medio Oriente e del Sud America. Questi fenomeni migratori sono influenzati dal livello di ricchezza, dalla dipendenza dall’agricoltura e dal livello di urbanizzazione delle aree di origine e di destinazione: in particolare le regioni rurali e agricole sono quelle più colpite dallo spopolamento”. Molte aree del mondo stanno subendo prolungati periodi di siccità e un conseguente aumento dell’aridificazione a causa dell’aumento delle temperature e dei cambiamenti nella stagionalità delle precipitazioni. Secondo la Banca Mondiale, questi fenomeni potrebbero spingere fino a 216 milioni di persone, entro il 2050, a lasciare le loro case e migrare in altre regioni del loro paese. Si tratta di movimenti migratori già in corso ma finora poco studiati. Per indagarli più da vicino, i ricercatori hanno elaborato i dati presenti in 201 censimenti di 72 paesi nel periodo compreso tra il 1960 e il 2016. In questo modo, analizzando 107.840 movimenti migratori tra le 1.410 regioni amministrative considerate, hanno dato vita, per la prima volta, a un database globale delle migrazioni interne. I dati mostrano chiaramente che le migrazioni aumentano con l’aumentare dei livelli di aridità: la pressione climatica porta le popolazioni a un punto in cui lasciare la propria casa diventa l’unica soluzione possibile. Una spinta alla migrazione che coinvolge soprattutto le persone più giovani, nella fascia di età tra 21 e 30 anni, in prevalenza maschi e con un livello di istruzione medio-alto. “Mentre gli effetti del cambiamento climatico continuano a mostrarsi davanti ai nostri occhi, i modelli previsionali suggeriscono che continueranno ad aumentare la frequenza e la dimensione dei periodi di siccità in varie regioni del pianeta”, dice Muttarak. “Problemi di scarsità idrica e difficoltà nella gestione dei terreni agricoli diventeranno sempre più profondi in queste aree, costringendo le popolazioni a cercare condizioni di vita migliori altrove”, aggiunge. A partire da questi scenari – suggeriscono gli studiosi – diventa fondamentale creare dei corridoi migratori, offrendo strutture e infrastrutture adeguate a sostenere i movimenti delle persone, oltre a servizi sociali e sanitari in grado di gestire le necessità di popolazioni urbane in continua crescita. “Sono necessarie politiche per promuovere la diversificazione delle attività economiche, soprattutto nelle regioni molto legate all’agricoltura, e reti sociali di sostegno che possano mitigare il ricorso forzato alla migrazione”, conferma Muttarak. “Solo in questo modo sarà possibile proteggere le popolazioni e favorire la resilienza nelle comunità colpite da siccità e aridificazione”, conclude. (30Science.com)

Valentina Arcovio