Roma – Eradicare il tumore risparmiando i tessuti sani. Perché curare non è solo questione di prolungare la sopravvivenza, ma anche accrescere la qualità di vita, riportando il paziente ad uno stato di ‘salute’, in linea con il concetto dell’Oms (benessere psichico, fisico e sociale). È questo l’obiettivo dei moderni trattamenti oncologici e la radioterapia, uno dei pilastri della cura (viene utilizzata nel trattamento di almeno metà dei tumori, da sola o associata ad altre modalità di terapia) è parte integrante di questo cambio di paradigma. Un pilastro tradizionale quello del trattamento radioterapico che ha subito però negli ultimi anni una radicale trasformazione, rendendo questa branca della medicina una protagonista fin dalle prime fasi della cura. E in alcuni casi, come nel tumore del retto, portando una rivoluzione nel paradigma delle cure. Il punto della situazione è stato fatto nel corso del convegno ‘, tenutosi di recente al Gemelli. “La radioterapia, associata alle moderne terapie sistemiche – afferma la professoressa Maria Antonietta Gambacorta, ordinario di Radioterapia Oncologica all’Università Cattolica e Direttore UOC Servizio di Radioterapia Oncologica di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – in questi ultimi anni ha allargato le sue indicazioni anche ai pazienti metastatici, con l’obiettivo di cronicizzare la malattia in questi pazienti, portando ad un aumento di sopravvivenza. Emblematico a questo riguardo è il caso del tumore dell’ovaio, nel quale la radioterapia può fare oggi la differenza sulle metastasi, in particolare di quelle linfonodali, con percentuali di risposta prossime al 90%. E questo introduce anche un tema di sinergie delle cure, dove la radioterapia con questi risultati consente alle terapie sistemiche di essere più efficaci e di esserlo più a lungo”.
Risultati eccellenti grazie alla moderna radioterapia sono stati raggiunti anche nel tumore del retto, con la cosiddetta total neoadjuvant therapy (TNT), che consiste in varie strategie di radioterapia e chemioterapia somministrate prima dell’intervento chirurgico. “Nei tumori del retto localmente avanzati – spiega la professoressa Gambacorta – la TNT consente di ottenere un miglioramento significativo della sopravvivenza (che arriva al 76% a 5 anni), con tassi di risposta completa che vanno dal 30 al 40% per questo stadio tumorale. Risultati che consentono di evitare l’intervento chirurgico, e quindi di risparmiare l’organo, in circa un paziente su quattro.
Tutto ciò è stato raggiunto grazie alle moderne tecniche di radioterapia (quali l’intensità modulata, la radioterapia adaptive, l’integrazione dell’imaging con la radioterapia, la capacità di utilizzare dei modelli predittivi che si avvalgono di analisi quantitativa delle immagini durante la terapia, la cosiddetta radiomica), che permettono di aumentare la dose, senza gravare sui tessuti sani circostanti e quindi di ottenere un aumento delle risposte complete”. La radioterapia adattativa (ART), guidata dalle immagini rappresenta la nuova generazione di trattamenti e consente di colpire il tumore con maggior potenza, risparmiando i tessuti sani perché aggiusta letteralmente il ‘tiro’ o durante la seduta di terapia stessa (con la radioterapia guidata dalla risonanza magnetica) o tra una seduta e l’altra, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.
Gemelli ART, il Servizio di Radioterapia Oncologica di Fondazione Policlinico Gemelli, è uno dei principali centri di riferimento d’Italia, sia per numero di pazienti trattati, che per la modernità delle cure erogate. E per il tumore del retto in particolare è uno dei primi centri in Europa. Come radioterapia oncologica il Gemelli inoltre si colloca tra i primi centri come numero di pubblicazioni scientifiche. “Questo congresso – conclude la professoressa Gambacorta – ha dimostrato quale sia il giusto posizionamento della radioterapia. Questa disciplina, con il miglioramento delle tecnologie, si sta finalmente imponendo anche in ambiti, come nel caso delle metastasi del tumore dell’ovaio, dove in precedenza veniva offerta solo con finalità palliative, mentre oggi è in grado di migliorare la cura di questi tumori e la qualità di vita delle pazienti. Nel caso del tumore del retto localmente avanzato, la radioterapia può oggi consentire addirittura di salvare l’organo, a tutto vantaggio della qualità di vita. Gli avanzamenti tecnologici hanno portato dunque a un cambiamento radicale di prospettiva: nel paziente metastatico si fa oggi la radioterapia non più solo per controllare il sintomo, ma per contribuire, in associazione alle terapie sistemiche, ad un prolungamento della sopravvivenza e a migliorare la qualità di vita”.(30Science.com)