Roma – Sette milioni di persone perdono la vita ogni anno per l’ictus a livello globale, altri cinque milioni sopravvivono, il 75% con una forma di disabilità. Ma si stima che fino al 90% dei casi di ictus si potrebbero evitare, agendo sui principali fattori di rischio modificabili come l’ipertensione o l’eccessivo consumo di sale. A questo proposito il 49% degli uomini e il 39% delle donne nel nostro paese ha livelli di pressione arteriosa elevati la quantità media di sale di sale consumato giornalmente è pari a 9,2 grammi negli uomini e 7,1 nelle donne (quella raccomanda dall’Oms è meno di 5 grammi al giorno), come risulta dai dati raccolti nel 2023 dall’Istituto superiore di sanità nel contesto della periodica Italian Health Examination Survey – Progetto Cuore (per approfondimenti e consultazioni vedi sotto i link utili).
Il 29 ottobre è l’occasione per sensibilizzare tutti e ovunque sull’importanza della prevenzione di questa grave patologia cerebrovascolare. La campagna della World Stroke Organization (Wso) con il claim Greater Than stroke, più forti dell’ictus quest’anno ha scelto di puntare sul potere coinvolgente dell’attività fisica per veicolare i messaggi di prevenzione dell’ictus. Il punto sulla patologia in occasione della giornata mondiale sull’ictus con Luigi Palmieri e Chiara Donfrancesco del Dipartimento malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell’invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità, responsabili del Progetto Cuore – Epidemiologia e prevenzione delle malattie cerebro e cardiovascolari.
L’ictus è il danno cerebrale provocato dall’interruzione dell’afflusso di sangue al cervello per l’ostruzione (ictus ischemico, la forma più frequente) oppure per la rottura di un vaso sanguigno (ictus emorragico). I neuroni privati dell’ossigeno e delle sostanze nutrienti trasportate dal sangue, iniziano rapidamente a morire, di conseguenza vengono meno le funzioni controllate dalla zona interessata dal mancato afflusso ematico, e compaiono i sintomi.
L’ictus è una patologia tempo-dipendente: più rapidamente si interviene e più neuroni si possono salvare dalla morte per mancanza di sangue. L’efficacia massima si ottiene intervenendo entro 4,5-6 ore dall’esordio dei sintomi. Che riportiamo di seguito: improvvisa riduzione o perdita di motilità e di forza e/o improvvisi deficit sensitivi (formicolii, perdita di sensibilità) alla metà inferiore del viso (asimmetria della bocca, soprattutto quando il paziente prova a sorridere), al braccio e/o alla gamba di un lato del corpo, improvvisa difficoltà nel parlare e/o nel capire altri che parlano, improvvisi disturbi visivi a carico di un occhio o di entrambi, improvvisa perdita di coordinazione dei movimenti, sensazione di vertigine, di sbandamento, cadute a terra, improvviso mal di testa lancinante e inconsueto.
In caso di comparsa di uno o più di questi segnali – è l’indicazione del Ministero della salute – chiamare immediatamente il 118 o il 112 per il trasporto urgente al Pronto Soccorso di un Ospedale dove si eseguono le cure specialistiche per l’ictus (Stroke Unit).
L’ictus può colpire tutti, negli adulti è la prima causa di invalidità e la seconda di morte nel mondo. La prevalenza e l’incidenza dell’ictus aumentano con l’età, in particolare a partire dai 55 anni. Dopo i 65 l’aumento dell’incidenza è esponenziale.
La mortalità per ictus è del 20-30% a un mese dall’evento, e del 40-50% a un anno, mentre il 75% dei pazienti sopravvissuti presenta qualche forma di disabilità, che, nella metà dei casi, comporta perdita dell’autosufficienza.
A livello globale si stima che nel 2019 l’ictus abbia causato 6,55 milioni di decessi (84,2 per 100.000), risultando la seconda causa di morte dopo la cardiopatia ischemica, con una incidenza di 12,2 milioni di casi (150,8 per 100.000) e una prevalenza di 101 milioni di casi (1.240,3 per 100.000). La quinta edizione dello European Cardiovascular Disease Statistics indica l’ictus come la seconda causa di morte in Europa, con 405.000 decessi (9%) negli uomini e 583.000 (13%) decessi nelle donne.
Le malattie del sistema circolatorio, che includono l’ictus (oltre alle malattie ischemiche del cuore, le malattie cerebrovascolari e le altre malattie cardiache), rappresentano la prima causa di morte in Italia con il 30,8% di tutti i decessi nel 2021 (ultimo dato di mortalità disponibile). E i decessi per le malattie cerebrovascolari rappresentano il 24,7% del totale dei decessi dovuti alle malattie del sistema circolatorio. Nel nostro paese, in linea con l’Europa e a differenza che nei paesi a basso-medio reddito, negli ultimi tre decenni si assiste a un calo del numero dei casi e della mortalità per ictus. Negli ultimi anni nel nostro Paese si continua a registrare una riduzione dei decessi per le malattie del sistema circolatorio: il tasso di mortalità standardizzato (Eurostat 2012) si è ridotto del 12% nei 5 anni dal 2017 al 2021: dal 30,31 per 10.000 abitanti nel 2017 al 26,67 per 10.000 abitanti nel 2021.
Nello stesso periodo il tasso di mortalità delle malattie cerebrovascolari si è ridotto del 15,4% (da 7,77 a 6,57 per 10.000 abitanti).
La riduzione della mortalità per le cause cerebro e cardiovascolari, ha continuato a essere rilevata nonostante nel 2020 si sia registrato un aumento totale di circa 110mila decessi rispetto alla media degli anni 2018 e 2019, spiegato principalmente dalla mortalità per Covid-19.
Se si osserva la tendenza dagli anni ’80 fino al 2021, il tasso di mortalità delle malattie cerebrovascolari si è ridotto del 74% (75% negli uomini e 73% nelle donne).
Questa riduzione della mortalità è stata favorita dal miglioramento dell’efficacia delle misure preventive, terapeutiche e assistenziali e riabilitative di queste patologie. E dei fattori di rischio..(30Science.com)